Un altro scalatore del Pd Crocetta sotto processo punta alla segreteria

Il Mefagono del governatore siciliano finisce al vaglio della commissione di garanzia Pd. Crocetta accusa: "Metodo stalinista". E si candida alla segreteria del Pd

Un altro scalatore del Pd Crocetta sotto processo punta alla segreteria

L'ultimo scalatore del Partito Democratico si chiama Rosario Crocetta. Non è passato nemmeno un anno dal giorno della sua elezione a presidente della Regione Siciliana che già pensa a un'altra vetta. Quella della direzione di via del Nazareno. Ormai governare una regione, specie se di complessa gestione come può esserlo quella siciliana, sembra solo una via di passaggio per altre mete. Così come candidarsi alla segreteria democratica è diventato un must.

L'ultimo a farlo è proprio lui: “il più grillino dei grillini”, come ha osato definirsi. Da quando si è insediato a Palazzo d'Orleans, nell'ottobre scorso, Crocetta ha fatto parlare di sé e ha annunciato la rivoluzione. Dal taglio agli sprechi all'abolizione delle province passando per il modello Sicilia – quell'alleanza nata con M5S e naufragata dopo poco tempo sotterrata dall'asse Pd-Pdl. È sempre stato un ribelle tra conformisti, Crocetta. E le cronache degli ultimi giorni lo hanno dimostrato.

Partito parallelo, stalinismo, processo eretico, condanna a morte, questione morale. Stando ai termini che sono stati utilizzati, la bagarre siciliana in casa democratica assume tratti apocalittici. Il governatore siciliano è “indagato” dal suo stesso partito. Alla dirigenza romana non piace la “doppia militanza” (Pd e Megafono, quel movimento creato da Crocetta alle ultime elezioni), piovono accuse di partito parallelo e il Megafono è finito sotto la lente di ingrandimento della commissione di garanzia dei democratici. Ma l'ex sindaco di Gela non ci sta e risponde a muso duro.

La lista del Megafono venne chiesta da Bersani e Zoggia. E invece, domani sarò sotto processo eretico a Roma. Sono curioso di capire se domani mi giudicheranno e mi condanneranno a morte, al rogo, come le streghe e come gli ebrei. È una vergogna, proprio mentre ho fatto scoppiare la questione morale mi mettono sotto processo”, ha tuonato Crocetta. Parole forti. Non le manda a dire, l'ex primo cittadino di Gela. Già in passato ha criticato le scelte dei dirigenti nazionali del Pd e adesso se la prende con “il “pm” Mirello Crisafulli, che ha responsabilità molto gravi. Se fossi stato segretario regionale, avrei già allontanato definitivamente dal partito sia Genovese che Rinaldi, chiedendone le dimissioni ed invece nessuno lo fa. Comunque vedrete che nel Pd, anche altri esponenti di primo piano, ben presto, saranno toccati e coinvolti in inchieste relative alla questione morale”.

In effetti, gli ultimi scandali siciliani in casa Pd sono stati praticamente insabbiati. Ad aggiungere confusione a un quadro già caotico sono arrivati i renziani che, come un cuneo, si sono inseriti nella battaglia tra il partito e il governatore. Il parlamentare Davide Faraone, uomo di Matteo Renzi nell’isola, ha lanciato frecciate velenose: “Non esiste una sola questione morale nel Pd siciliano, ma due. Ci sono i professionisti dell’antimafia 2.0, che usano l’antimafia “non soltanto per popolarità e lotta politica, ma per costruire blocchi di potere politico-economici alternativi a quelli esistenti, utilizzano i mass media in maniera maniacale, dedicano tanto tempo ad esibizionismi e non trovano il tempo per occuparsi dei problemi reali”. Ogni riferimento a Crocetta è puramente voluto. Eppure, il Pd sostiene Crocetta, almeno in apparenza e a parole. “Sulla questione morale non prendiamo lezioni certamente da nessuno. Il Pd è il partito del presidente Crocetta e ne siamo fieri, perché Crocetta rappresenta una delle migliori risorse del nostro partito e la speranza di cambiamento per milioni di persone e non solo in Sicilia. Chi pensa che qualcuno nel Pd sia contro Crocetta sbaglia perché il partito sostiene pienamente il presidente Crocetta nell’azione di governo che sta portando avanti, in particolare contro ogni forma di malaffare, corruzione ed illegalità”, ha dichiarato il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo.

Crocetta però tira dritto per la sua strada e anzi rilancia. “Stiamo preparando una grande festa a Palermo per dire che ci siamo, con rappresentanti anche nazionali, per dire basta ai blocchi di potere e ai capi corrente delle tessere, ho assistito a un vero e proprio linciaggio, mentre siamo in prima linea, in trincea, mentre ci sono funzionari che rischiano perché hanno scelto la libertà. Chi pensa di buttarci fuori lo faccia, ma lo farà con ragioni basate sul nulla, figlie del peggior opportunismo stalinista”. E ancora: “Io ho salvato il Pd in Sicilia, perché sarebbe stato travolto dagli scandali: l’ho salvato. E invece continuo a subire attacchi. In altri tempi il partito avrebbe mandato uomini come Pio La Torre a fare pulizia. Perché il mio partito non mi sostiene? Dopo la condanna a morte di Cosa nostra quando ero sindaco a Gela, oggi mi ritrovo nelle barricate a lottare contro il malaffare e gli sprechi alla Regione, sto rischiando la pelle.

Ma la politica se ne rende conto? O c’è un impazzimento totale?”. Insomma, vista la situazione non resta che sfidare la dirigenza democratica e provare a diventarne il capo. Sempre meglio che governare la Sicilia, evidentemente.

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