Ma anche il Fisco sbaglia Lo inchiodano 2 sentenze

Ma anche il Fisco sbaglia Lo inchiodano 2 sentenze

RomaBombe, aggressioni, sequestri, occupazioni. Contro Equitalia la tensione sale. Ma due sentenze di questi giorni danno una mano ai cittadini che, più civilmente, alla strada della violenza preferiscono quella della legge. Vengono tutt’e due da giudici napoletani e qualcuno dirà che hanno un cuore. Condannano Equitalia a pagare belle cifre a tanti zeri e criticano duramente i suoi metodi. Suonano come un avvertimento severo alla società di riscossione fiscale: fate bene, con misura e rispetto, il vostro lavoro altrimenti a rimetterci, e caro, sarete voi.
La prima sentenza del tribunale civile partenopeo è dei primi di maggio e condanna Equitalia a pagare oltre 200mila euro come risarcimento danni per un’ipoteca illegittima su un’immobile che ha fatto saltare un buon affare.
La seconda, del 7 maggio, annulla una cartella esattoriale di 22mila euro contestata a un privato per consumo dell’acqua, condanna la controllata dall’Agenzia delle entrate a pagare le spese processuali e, soprattutto, trasmette gli atti alla Corte dei Conti perché accerti il danno causato alle casse dello Stato da un giudizio che si poteva e si doveva evitare.
Sono due precedenti in difesa dei cittadini ingiustamente colpiti che dovrebbero far riflettere gli esattori delle tasse. Si parla molto del ricco Nord-Est ma la Campania, duramente colpita dalla crisi, ha già avuto quattro suicidi e l’ultimo tentativo di farla finita è avvenuto proprio a Pozzuoli, nella cui sezione distaccata del tribunale napoletano è stata scritta la seconda sentenza. L’anziano artigiano che si è sparato in testa doveva al Fisco 15mila euro (poco meno dei 22 citati nella causa giudiziaria) e sembra che il debito sia nato da un errore della società di riscossione.
Ma vediamo le due storie che hanno portato alle condanne di Equitalia. Nel primo caso, una società nel 2000 acquista per 650mila euro un immobile a Potenza e 5 anni dopo si ritrova con un’ipoteca di quasi 4mila euro per contributi non pagati. Estinto il debito, compresa l’ultima tranche di soli 191 euro, nel 2009 si accorda per venderlo ad un privato per 850mila euro. Unica condizione: la cancellazione dell’ipoteca. Ma Equitalia, malgrado i solleciti, per ben 8 mesi non fa il suo dovere. Naturalmente, nel frattempo l’affare salta perché l’interessato ritira la sua proposta d’acquisto.
Il danno provocato, afferma la società proprietaria dell’immobile, è di 200mila euro di mancato guadagno. Il giudice Grazia Bisogni è d’accordo. Anzi, con la rivalutazione degli indici Istat arrotonda a 211.600 mila.
«Illecito» e «colposo» definisce il comportamento di Equitalia che non ha cancellato l’ipoteca senza alcuna giustificazione. La condanna è netta e la società ne esce a pezzi.
Come dall’altra sentenza, firmata da Antonio Lepre. Nell’udienza si discute di una signora che dovrebbe pagare 22.291,34 euro per consumi idrici in due anni. Già qui c’è una nota stonata, sottolinea il giudice, perché che un privato arrivi a spendere una cifra del genere per l’acqua è abnorme.
Poi, la signora non ha nessuna utenza nel comune di Quarto, di cui si parla. È solo stata amministratore di un condominio negli anni passati, ma di certo non può rispondere per i contratti dei condomini. Della causa Equitalia non si preoccupa affatto, né si costituisce in giudizio almeno per spiegare l’incomprensibile cartella esattoriale.

Che viene annullata solo dopo la citazione in giudizio!
Per Lepre la società è in posizione di supremazia, dunque ha il dovere del massimo di correttezza e trasparenza e si assume i rischi dovuti ai suoi errori. Invece, non ha fatto nulla per impedire una causa inutile e ora rischia di rispondere di danno erariale.

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