Angelino, tutto ego niente quid

N ell'esercito borbonico napoletano fra gli esercizi della truppa c'era lo studio dell'espressione con cui spaventare il nemico: «Facìte 'a faccia feroce». Ogni volta che ascoltiamo il ministro dell'Interno ci viene in mente quell'insegnamento. Angelino Alfano è perversamente e inutilmente convinto che gli si addica la faccia feroce (...)

(...) per confermare (prima di tutto a se stesso) di essere un politico duro, rassicurante per i cittadini che chiedono «legge e ordine». Come quegli sceriffi che nei vecchi film americani annunciavano l'inseguimento del criminale «fino all'inferno». Purtroppo per noi tutti, è convinto di fare un figurone. Invece inciampa, cade, rotola tra una figuraccia e l'altra. Quando si scopre un terribile delitto che turba l'opinione pubblica - l'uccisione di tre bambini - lui è già sul pezzo: «Non daremo scampo a chi ha commesso questo gesto efferato e ignobile». Poi monta in sella e nitrendo avverte: «Inseguiremo l'assassino fin quando non lo avremo preso e lo faremo stare in carcere fino alla fine dei suoi giorni perché la morte di questi tre bambini non può restare impunita».
Povero Alfano, già guidava la caccia all'uomo, quando il solito funzionario romano gli ha dato una gomitata: «Dottò, guardi che er caso è già risolto risolto: i tre bambini li ha uccisi la madre che è stata anche arrestata da un bel po'». Per il seguito si richiederebbe l'interpretazione di Alberto Sordi: «Che dice? Io non ne sapevo nulla? Ho fatto una brutta figura?». Yes, signor ministro dell'Interno. Ha fatto un'altra brutta figura. L'ennesima. E l'ha aggravata quando ha cercato di correre ai ripari twittando con ipocrisia: «Gesto di follia scatenato da separazione dal padre. Enorme tristezza». Condividiamo la tristezza, ma vorremmo sapere: perché se ad uccidere i tre bambini fosse stato un padre, sempre per un «gesto di follia» scatenato dalla separazione, sarebbe stato diverso? Avrebbe suscitato minor tristezza?
Non c'è molto da fare, Alfano non ci arriva. Per lui abbandonarsi alla banalità e lanciare proclami sempre sull'orlo del ridicolo è una missione: come nell'Uomo senza qualità di Robert Musil (il cui titolo originale è più adatto L'uomo senza caratteristiche) è condannato a vagare in eterno tra i casi risolti alla ricerca del quid la cui mancanza gli è stata crudelmente rimproverato. Ma lo cerca, il quid, su un terreno infido: quello delle dichiarazioni inopportune di un ministro che vorrebbe sembrare un duro e invece è un penoso pasticcione. Crede di imitare un grande ministro dell'Interno siciliano, Mario Scelba, ma si smarrisce nella comica finale.
È recidivo: seguita a commettere lo stesso errore, vagando da un'imprudenza all'altra nel campo che lui stesso ha minato, salvo dimenticarsi dove ha nascosto le mine. Quando fu arrestato Massimo Giuseppe Bossetti ritenuto il presunto assassino di Yara Gambirasio, Alfano si abbandonò a un'orgia di tweet trionfanti, infischiandosene della segretezza delle indagini, meritandosi una steccata sui denti del procuratore aggiunto di Bergamo, Francesco Dettori, costretto a difendere la Costituzione che tutela la presunzione di innocenza. La gaffe è poi diventata una catastrofe perché si è scoperto che il probabile assassino è tutt'altra persona.
E chi può dimenticare la faccia feroce che mandò in televisione per affermare, in nome e per conto della Repubblica italiana, che non c'era stata alcuna trattativa fra Genny 'a Carogna e il capitano del Napoli? Fu smentito il giorno dopo. Figura tremenda davanti a tutto il mondo.
Francamente il ministro avrebbe bisogno non dico di uno spin doctor, ma almeno di qualcuno che lo imbavagliasse. Non fu forse lui a dire di non aver saputo nulla dell'operazione di polizia con cui la profuga Alma Shalabayeva fu deportata, sotto gli occhi sbalorditi dell'opinione pubblica internazionale? Impassibile, con faccia di bronzo perfetta, lasciò che due funzionari di polizia facessero da capri espiatori.
E allora occorre fare qualcosa. Quanto meno, avvertirlo. Ci proviamo noi con intenzione protettiva. Signor Angelino, la faccia feroce accentua le borse sotto gli occhi, dunque si rilassi. E poi consideri che lei non è in grado di imparare dai propri errori. Se mettiamo un topo in un labirinto, quello in due minuti impara la strada giusta e non va più a sbattere contro la porta chiusa. Lei invece seguita a sbattere contro se stesso come una falena nella bottiglia. E tutto questo per incassare consenso dall'opinione pubblica preoccupata per la criminalità e la violenza.

Ma vede i risultati di questa finzione? La luna consiglia: non apra più bocca e dimentichi il quid: «Alla ricerca del quid perduto» può andar bene per la saga di Indiana Jones, ma non per un ministro della Repubblica.

di Paolo Guzzanti

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