Con Australia e Canada si punta sulle materie prime

Gli italiani che puntano a ottenere rendimenti maggiori - e sono però al contempo anche disposti ad accettare rischi più elevati - possono invece cavalcare, sempre tramite le valute, la possibile ripresa delle quotazioni delle materie prime. In particolare, si tratta di puntare sul dollaro australiano e sul dollaro canadese. Australia e Canada sono infatti due forti esportatori di materie prime sia energetiche sia agricole. Le loro valute sono, quindi, fortemente correlate all'andamento dei prezzi delle commodity e dal momento che diversi report internazionali parlano di un possibile risveglio delle materie prime soprattutto se da settembre la crisi del debito sovrano europeo sarà meno acuta di come lo è stata nei primi 7 mesi dell'anno, è probabile che ci sia un apprezzamento di queste due divise. Anche perchè entrambi gli Stati hanno i conti in ordine. L'Australia, per esempio, ha un rapporto debito/pil pari al 30%, un bilancio statale in attivo (+0,42%) e un pil in crescita del 4,3%. Il Canada, a fronte di un rapporto debito/pil dell'80%, ha una crescita del 2,44% e un deficit annuale del 2,4 per cento. In base alle stime degli analisti un portafoglio in fondi monetari in dollari canadesi e in dollari australiani potrebbe rendere anche il 6-7% nei prossimi 6-9 mesi.

Per contro, tuttavia, è necessario mettere in conto che si tratta di due valute che hanno già corso molto rispetto all'euro (+5,5% il dollaro australiano e +6% il dollaro canadese) e che potrebbero in futuro subire un marcato ridimensionamento nell'ordine, secondo gli esperti, anche del 7-8 per cento.

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