Benefit a ex presidenti Solo Casini rinuncia Fini e Bertinotti no

Benefit non più a vita per tutti gli ex presidenti della Camera, tranne quelli eletti deputati nella scorsa o nell'attuale legislatura. Colpiti solo la Pivetti e Ingrao. Salvi Violante, Fini, Bertinotti

Benefit a ex presidenti Solo Casini rinuncia  Fini e Bertinotti no

Il solito taglio morbido. Con tanto di eccezioni ad personam. Infatti, l'Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato la normativa di attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge n°98 del 2011 sulla temporaneità dei benefit delle alte cariche.

Cosa prevede la normativa? I benefici per gli ex Presidenti della Camera non saranno più a vita, come avvenuto fino ad oggi. Una decisione più o meno in linea con quella assunta dal Senato il 29 febbraio scorso. Più o meno perché a Montecitorio ci sono delle distinzioni o agevolazioni per alcuni ex presidenti della Camera. 

Infatti, la norma, oltre a limitare le attribuzioni attualmente spettanti agli ex Presidenti per lo svolgimento delle loro attività politico-istituzionali solo per un periodo di dieci anni dalla data di cessazione dalla carica di Presidente, fa una sorta di eccezione per quanto riguarda invece gli ex presidenti.

I cui benefici saranno riconosciuti per un periodo di dieci anni a decorrere dall'inizio della prossima legislatura, a condizione che gli stessi continuino ad esercitare il mandato nella presente legislatura o a patto che abbiano esercitato l'ultimo mandato nella XV legislatura.

In sostanza, Luciano Violante, Pier Ferdinando Casini, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini potranno continuare a godere dei benefit per altri 10 anni a partire dalla prossima legislatura (quindi fino al 2023), mentre Pietro Ingrao e Irene Pivetti li perderanno alla fine di questa legislatura.

Tutto questo quando in realtà i benefit di Violante sarebbero scaduti nel 2011, quelli di Casini scadrebbero nel 2016 e quelli di Bertinotti nel 2018. Una delle due persone colpite dal provvedimento è l'ex presidente della Camera, Irene Pivetti. Che non ha lesinato feroci critiche nei confronti della normativa.

Il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini ha però subito fatto sapere che rinuncerà a ogni attribuzione. In una lettera a Fini, Casini ha scritto: "Ho avuto il privilegio di guidare la Camera dei deputati dal 2001 al 2006 e ritengo di averla servita con onestà ed equilibrio, come da più parti mi è stato riconosciuto. Ho preso atto delle decisioni assunte ieri, a maggioranza, dall’Ufficio di Presidenza in relazione allo status degli ex Presidenti. Ringrazio Lei ed i colleghi ma Le comunico che non intendo avvalermi della delibera e rinuncio, con effetto immediato, ad ogni attribuzione e benefit connessi a questo status".

Per uno che rinuncia ce ne sono altri che non lo fanno. Come Luciano Violante che, per ora, non ha intenzione di rifiutare i benefit da ex presidente della Camera. "Non ho mai partecipato a fiere dell’ipocrisia e non intendo farlo neanche questa volta. Né intendo compiere esibizionismi. Se non interverranno diverse decisioni della Camera dei Deputati deciderò alla fine della legislatura in corso, dopo avere informato i miei collaboratori", ha spiegato l’esponente del Pd in una nota.

Fausto Bertinotti si "atterrà, come sempre, a quello che ha deciso l’Istituzione", hanno fatto sapere i più stretti collaboratori dell’ex segretario di Rifondazione comunista. dopo la decisione dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio, che ha approvato la nuova normativa sulla temporaneità dei benefit per gli ex presidenti della Camera.

Tra gli ex presidenti colpiti dalla decisione di Montecitorio la più infuriata è Irene Pivetti. Stanno colpendo delle povere persone, dei privati cittadini, che hanno la sola colpa di lavorare accanto a una persona che non è amata dal Palazzo", ha commentato l'ex leghista, aggiungendo che "è il risultato di un clima forcaiolo che non distingue i bersagli. Un assurdo paradosso che, per colpire la Casta, finisce per colpire chi con la Casta non c'entra nulla, come me o Ingrao, buttando per strada degli onesti lavoratori".

"Non si tratta di un intervento per le mie tasche, io non prendo niente per me da quei benefit. Si tratta semplicemente di licenziare qualche persona, tagliare qualche posto di lavoro. Ma abbiamo l’idea che le persone, come nella Russia zarista, sono di proprietà del feudatario o abbiamo rispetto per i lavoratori?", ha concluso la Pivetti.

Anche i tagli decisi all'unanimità al Senato si sono mostrati un po' alla acqua di rose. Infatti, oltre al limite massimo di dieci anni per i benefit (che consistono in un ufficio privato a palazzo Giustiniani, l’auto blu e i collaboratori), è stata approvata una norma transitoria che permette agli ex presidenti eletti prima del 2001 di mantenere i benefit fino alla fine di questa legislatura.

La polemica è scoppiata anche sull'approvazione del consuntivo di bilancio e sui costi della Camera, soprattutto quelli relativi alla cancelleria.

"C'è ancora una visione degli anni '80 del deputato che ha bisogno di un fax, di una scrivania, di una segretaria e di un telefono con il filo", ha spiegato Gregorio Fontana (Pdl), aggiungendo alcuni esempi di paradossi inspiegabili: "E' dal 1988 che ogni deputato ha in dotazione un chilo e mezzo di colla all'anno e mille fogli di carta intestata al mese che io neanche ritiro più". Oltre alla colla e alla carta, ai deputati vengono consegnati 10 dvd e 20 cd e sei gomme ogni tre mesi.

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