
Roma - «Rifare come nel '94: unire i moderati e aprirsi alla società civile». È l'obiettivo di Berlusconi che nell'operazione ci crede eccome. E nel 1994 c'era pure Pier Ferdinando Casini con il suo Centro cristiano democratico, padre dell'odierna Udc. L'endorsement del leader centrista non è dispiaciuto affatto al Cavaliere sebbene non abbia lavorato di persona all'operazione. E neppure, si dice, ci saranno a breve incontri tra i due per ufficializzare un matrimonio che, per adesso, è solo un'unione d'intenti. A metterci testa e contatti per facilitare il «fidanzamento» ci sono piuttosto il consigliere politico Giovanni Toti e il capogruppo azzurro al Senato, Paolo Romani. Ma l'allargamento della coalizione deve avvenire naturalmente, senza bruciare i tempi e soprattutto senza strappi nei rispettivi partiti. Nei quali, infatti, le resistenze non sono poche. Un colpo eccessivo di acceleratore e si rischia di toccare nervi fin troppo scoperti. Sia nell'Udc sia in Forza Italia. Da Arcore, tuttavia, si spera che gli attacchi a Casini non eccedano. Ecco perché anche sul Mattinale, nota redatta dallo staff del capogruppo alla Camera Renato Brunetta, Pier viene trattato bene: «La costruzione della grande famiglia dei moderati è la lungimirante visione che Berlusconi aveva in mente quando è sceso in campo nel '94 - si legge - È sempre stato lui in questi vent'anni ad unire sotto le bandiere di Forza Italia e del Pdl, grazie alle sue capacità di aggregazione, è riuscito a amalgamare e valorizzare la preziosità anche di sensibilità e posizioni differenti. Solo Berlusconi è riuscito e riesce a fare la sintesi di tutto questo per offrire agli italiani l'unica possibilità per un Paese migliore e per vincere la sinistra. Benvenuto Casini, aspettiamo notizie ulteriori».
Benvenuto Casini. Anche se, e Berlusconi lo sa bene, molti elettori arricciano il naso a sentir parlare del leader centrista. Daniela Santanchè interpreta il sentire di quella parte di elettorato e mette i puntini sulle «i» ricordando: «Casini è il più sopravvalutato della storia politica italiana. È un po' un bluff. Ha fatto il gioco dell'oca: ci ha messo otto anni per tornare alla casella di partenza, cioè capire che se non si sta sotto l'ombrello di Berlusconi non si possono battere le sinistre». Ecco che, quindi, si aspetta almeno un mea culpa del leader centrista: «Casini è naturalmente nel centrodestra. L'importante è che riconosca la leadership di Berlusconi e che riconosca che ha sbagliato tutto in questi anni dalla nascita del Popolo della Libertà sino ad oggi. Le finestre per quanto mi riguarda non sono affatto spalancate».
Sul fronte partito, il Cavaliere nicchia. Non pare ancora imminente la nomina dell'ufficio di presidenza, organo invocato da molti in Forza Italia. Il problema è che l'ex premier sa bene che la coperta è corta. Tutti vorrebbero farne parte ma, necessariamente, qualcuno resterà fuori. Perché quindi accelerare sugli inevitabili mal di pancia? Meglio buttarsi a capofitto sui club. Particolarmente in ascesa il ruolo del senatore Andrea Mandelli, senatore monzese e responsabile di Forza Italia dei rapporti con le professioni. E proprio in questi giorni vanno avanti gli incontri con i professionisti: avvocati, farmacisti, notai, ecc... In Lombardia sul campo c'è Mariastella Gelmini che traduce l'input di Berlusconi che anche nelle ultime ore continua a ripetere: «Dobbiamo aprirci alla società civile, ai non iscritti, al mondo delle professioni».
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