Berlusconi: "Noi siamo leali. Il Pd mette in discussione Letta"

Il leader Pdl attende un segnale dal Colle entro Ferragosto: fino ad allora non cadiamo nelle provocazioni. Il Cav ormai deciso a sottoscrivere i referendum dei Radicali

Berlusconi: "Noi siamo leali. Il Pd mette in discussione Letta"

Aspetta Berlusconi, convinto – lo ripete da giorni – che ad una «sentenza politica» si possa far fronte «solo e soltanto con la politica». In quel di Arcore, quindi, il Cavaliere continua in queste ore a seguire la linea della prudenza consigliata da Gianni Letta e dalle colombe del partito, non tanto perché sia certo che un segnale alla fine arriverà, quanto piuttosto per togliere ogni pretesto a chi sostiene che l'ex premier contribuisce a incendiare il clima e che è lui, di fatto, a impedire ogni tipo di pacificazione. Attende Berlusconi, ma sa bene che alla fine difficilmente dal Quirinale arriverà quel segnale che il leader del Pdl vorrebbe «entro il 15 agosto», perché – è il senso dei suoi ragionamenti – un eventuale lodo Sallusti (la commutazione della pena da detentiva a pecuniaria) può anche aspettare settembre o ottobre ma Napolitano si deve impegnare ben prima. Altrimenti – spiega chi è di casa a Palazzo Grazioli – il Cavaliere «rischia di restare con il cerino in mano e non avere poi tempo per mettere in atto nessuna contromosse».

Una situazione «decisamente pesante», dice un ex ministro del Pdl vicinissimo all'ex premier. «Pesante e incerta perché – gli fa eco uno dei più assidui partecipanti alle riunioni di questi giorni in via del Plebiscito – nessuno sa davvero come va a finire». Insomma, al di là delle posizioni più o meno note di falchi e colombe, il boccino è tutto nelle mani di Berlusconi che una decisione è ben lontano dall'averla presa. Non è vero che vuole a tutti i costi la crisi di governo, come romanzato da alcuni in questi; né tantomeno che mai metterebbe in discussione il governo Letta, come assicurato da altri nelle ultime ore. In realtà la partita è tutta aperta e ogni giorno può spostare gli equilibri della bilancia sui cui l'ex premier pesa pro e contro di ogni soluzione. «Al momento opportuno sarà Berlusconi e lui solo a decidere cosa fare e come», ragiona in Transatlantico con un collega di partito il viceministro dell'Economia Casero. D'altra parte, gli fa eco la vicecapogruppo del Pdl alla Camera Gelmini, «è giusto che sia così visto che è adesso in gioco la sua pelle».

Una situazione di stand-by, insomma, che con ogni probabilità si sbloccherà dopo Ferragosto, data per la quale il Cavaliere attende quantomeno un segnale dal Colle. Non a caso in questi giorni da via dell'Umiltà non arriva neanche una sola parola fuori posto sul capo dello Stato. Anzi, il capogruppo del Pdl al Senato Schifani ci tiene a dire di aver apprezzato le parole di Napolitano che «ribadisce che il Quirinale rimane immune da tentativi di condizionamento». Temporeggiare, dunque. Ma non oltre agosto. Già, perché se è vero che mettere in crisi il governo potrebbe essere controproducente c'è anche da dire che continuare a giocare in difesa rischia di far ancora più danni. Soprattutto in vista delle scadenze di settembre, quando il governo dovrà confermare l'abolizione dell'Imu e quando la giunta per le autorizzazioni del Senato affronterà la decadenza di Berlusconi da senatore, un voto che dovrebbe non essere favorevole al Cavaliere. Insomma, anche «restare fermi a prendere schiaffi» – così uno dei big di via dell'Umiltà che ha partecipato ai vertici – rischia di essere controproducente.
Ecco perché l'uscita di Epifani non disturba più di tanto Berlusconi. D'altra parte, che sia il Pd a «rischiare di implodere» l'ex premier non è un mistero e l'affondo del segretario era «prevedibile». «È il Pd a mettere in discussione il governo – è il senso dei suoi ragionamenti – ma noi non cadremo nella provocazione».

Almeno finché il Colle non ha concluso la sua «riflessione». Intanto Verdini annuncia che il Pdl sosterrà i referendum radicali, compreso quello sulla giustizia. E chissà che Berlusconi ad agosto non si presenti ad un banchetto, documento alla mano, per sottoscriverli.

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