Berlusconi blinda l'accordo con Renzi: «Con lui si può parlare e di lui mi fido. Il patto c'è e non si cambia». Il riferimento è sia alla legge elettorale, presa d'assalto dalla valanga di emendamenti dei piccoli; sia alle riforme istituzionali con l'addio al Senato, al bicameralismo perfetto e al rapporto Stato-Regioni. Berlusconi ad Arcore fino a oggi quando tornerà a Roma (e non è escluso, oggi, che incontri di nuovo Renzi), sceglie il silenzio dopo aver dato ordine ai suoi: «Nessun cedimento sulle preferenze. Pacta servanda sunt». Ossia: l'accordo con Renzi c'è e non può essere stravolto. Quindi ecco i paletti stabiliti nel patto di Largo del Nazareno e cementati anche ieri: no alle preferenze e no alla soglia di sbarramento più bassa rispetto al 5%. Poco dopo parte la nota di Deborah Bergamini che sintetizza il pensiero del Cavaliere: «Se dovessero prevalere i piccoli ricatti, interni ai partiti o tra i partiti, non verrebbe meno solo un accordo che va rispettato; verrebbe meno una prospettiva di normalizzazione politica che, se pure fa paura a qualcuno, gli italiani attendono da tempo».
Insomma, con Renzi la pacificazione nazionale può non essere un miraggio: una buona notizia dopo averne ricevuta altre due. Una dalla voce della ex parlamentare pidiellina Souad Sbai che lo ha informato della novità sul fronte Ruby. L'altra da Claudio Scajola che lo informa dell'assoluzione. Berlusconi lo abbraccia via telefono: «Caro Claudio, leggo della tua assoluzione, sono felice per te. Sono qui con Fedele (Confalonieri, ndr) e ti dico che noi non abbiamo mai avuto dubbi... Ti siamo vicini».
Il Cavaliere, poi, nota con piacere di trovare una sponda solida nel segretario del Pd che pare non mollare di fronte alla fronda interna: «Se si affossa la legge elettorale è difficile pensare a uno spazio di speranza per questa legislatura. Ma io sono ottimista - dice Renzi -. A chi vuol mettere i bastoni fra le ruote noi diciamo: Andiamo avanti». Bene. Berlusconi apprezza la determinazione del sindaco di Firenze. Certo, c'è il rischio che il Pd vada in ordine sparso e non segua le direttive del suo capo. «Se così fosse mi spiacerebbe davvero - ragiona il Cavaliere -. Ma a quel punto la colpa del fallimento dell'ennesimo tentativo andato a vuoto di fare le riforme ricadrebbe solo e soltanto sulla sinistra». Poco male, quindi.
E poco male anche sugli effetti che la cosa produrrebbe. Vale a dire addio al governo Letta che sta facendo poco e male per gli italiani. Il che non vuol dire necessariamente elezioni visto che a quel punto il pallino passerebbe nelle mani del capo dello Stato, refrattario a sciogliere le Camere. Tuttavia, anche se si andasse al voto, le notizie che arrivano da Euromedia Research di Alessandra Ghisleri sono confortanti. Le due coalizioni di centrodestra e centrosinistra si equivalgono con un leggero vantaggio del centrodestra dato al 36,8%. E ancora: Alfano non solo non riesce a sfondare nel campo dei moderati ma il suo Nuovo centrodestra arretra ancora fino a sfiorare il 3,6%.
Una buona notizia, quindi, dopo il soggiorno disintossicante alla Maison du relax la cui direttrice, Christel Bertelli, a Un giorno da pecora, rivela: «È stato un piacere averlo da noi».
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