«Ecco, adesso non hanno più alibi...». Chi ha occasione di sentirlo quando è ormai sera lo trova non solo deciso ad andare avanti ma pure piuttosto sollevato. La riunione con i gruppi parlamentari Pdl, infatti, è servita a Silvio Berlusconi per fare in qualche modo chiarezza all'interno del partito e per mettere nero su bianco che non è sua intenzione aprire una crisi al buio. Una risposta, insomma, sia ai mal di pancia dei ministri dimissionari e delle colombe che alle obiezioni di molti osservatori preoccupati dal fatto che gli interventi su Imu e Iva possano cadere nel dimenticatoio.
Un Cavaliere, dunque, che formalmente prova a tenere tutti insieme ma che nei fatti è decisamente tranchant. Prima durante il pranzo a Palazzo Grazioli con Angelino Alfano, Gianni Letta, Renato Schifani e i ministri Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin. E dopo nell'incontro con i gruppi parlamentari. Seppure con toni diversi l'ex premier non nasconde di essere «dispiaciuto» per le «tante manifestazioni pubbliche di dissenso» arrivate dai ministri. Ed è proprio rivolgendosi a loro che Berlusconi ricorda come «ogni passaggio sia stato condiviso», a partire dalle dimissioni che «voi avete presentato». Insomma, «io ho sempre ascoltato tutti educatamente e con pazienza» e «devo trovarmi a leggere sui giornali che deciderei cosa fare in base ai consigli di questo o di quello». «Io ascolto e valuto, ma le decisioni le prendo con la mia testa», insiste un Cavaliere non proprio di buon umore. Una riunione nella quale il leader di Forza Italia ribadisce come l'esperienza di governo sia «finita» e come l'unica strada possibile sia il ritorno alle urne. «Il 24 novembre», ipotizza Berlusconi. Con Alfano certo che il Quirinale non farà andare a votare né il 24 novembre né l'8 dicembre e cercherà in ogni modo di trovare una maggioranza alternativa per un altro esecutivo. E su questo fronte sono in molti a sostenere che ci sarebbero sommovimenti al Senato. I più ottimisti contano una pattuglia di dieci-quindici senatori che nel caso di voto di fiducia potrebbero sganciarsi dal Pdl. Un conta che starebbe seguendo con una certa attenzione Lupi, decisamente uno dei più contrariati dalla linea seguita dal Cavaliere. Che nelle riunione con i gruppi parlamentari bacchetta pubblicamente i ministri ribadendo che «i panni sporchi si lavano in casa». E ancora: «Quello che hanno fatto lo hanno fatto in buona fede ma abbiamo chiarito tutto». In sala ci sono anche i diretti interessati, con Alfano che è al tavolo a fianco di Berlusconi che parla. E nessuno di loro batte un ciglio.
Nonostante il silenzio, però, la tensione è palpabile. Alfano, i ministri e Fabrizio Cicchitto si vedono a Palazzo Chigi e in serata il segretario Pdl si presenta a Palazzo Grazioli per un'altra drammatica riunione fiume. Berlusconi, infatti, non avrebbe tenuto fede all'impegno di far ritirare le dimissioni ai ministri e di dare maggiore spazio alle colombe ai vertici della nuova Forza Italia. Questo gli imputano Alfano e gli altri che si aspettavano parole chiare. La tensione, insomma, è alle stelle. E quando è quasi mezzanotte la rottura con Alfano non è più solo un'ipotesi, con i senatori siciliani vicini al vicepremier che già danno per scontata la nascita di un gruppo autonomo a Palazzo Madama pronto a sostenere Letta. Si vocifera di possibili scissioni, di potenziali strappi. Difficile fare previsioni. Di certo c'è che la situazione sembra essere ormai precipitata.
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