Brunetta a Saccomanni: «Sul calo delle tasse basta con le chiacchiere»

RomaUn decreto battezzato «Fare» con le misure considerate più urgenti e poi alcuni disegni di legge. Il tutto a un costo di poco superiore allo zero. Al vertice di maggioranza sulle riforme economiche che si è tenuto ieri non si è parlato di Iva e Imu, ma su questi temi l'esito è stato quello prevedibile: le tensioni dentro la maggioranza e anche quelle tra Pdl ed esecutivo si sono all'inizio accentuate. Poi sono arrivate le rassicurazioni del ministero dell'Economia: i patti con il centrodestra sulle due imposte saranno rispettati.
Il capogruppo Pdl, Renato Brunetta, ha presentato al ministro dell'Economia, che non era presente (c'erano il premier Enrico Letta, il vice Angelino Alfano e i capigruppo), il conto per le diverse dichiarazioni sull'Imu.
Fabrizio Saccomanni nei giorni scorsi non aveva nascosto la sua preferenza per un'Imu rimodulata a seconda dei redditi e non abolita per la prima casa. Poi, dal suo ministero, è trapelata più volte l'indiscrezione su un rinvio dell'aumento dell'Iva perché per una rinuncia definitiva all'aumento dal 21 al 22% dell'imposta non ci sono le risorse. «Ricordo al ministro dell'Economia che è un tecnico - ha attaccato Brunetta - farebbe bene ad attenersi alle indicazione della maggioranza. Saccomanni quanto meno parla meglio è». «Il tira e molla, il dire e smentire, di questi mesi produce danni irreparabili, perché condiziona in modo negativo le aspettative».
Il sospetto nel Pdl è che a via XX Settembre stiano prevalendo le posizioni del Pd, che vorrebbe lasciare la «patrimoniale» Imu (così l'ha chiamata ieri l'ex segretario Pierluigi Bersani) rendendola progressiva. E che il ministro non si stia impegnando per le coperture.
In serata è stato lo stesso Saccomanni a rispondere e rassicurare il centrodestra. «Ci stiamo lavorando. Manterremo gli impegni che abbiamo preso sia sul fronte dell'Iva che dell'Imu, ma vogliamo evitare di cadere nell'ottica di dover ogni giorno introdurre una misura nuova. Svalutando tutto quello che è stato fatto finora».
Clima positivo, fin dall'inizio, sul pacchetto crescita, sul quale c'è la volontà comune di fare «presto e bene». Quindi nel rispetto degli accordi con l'Europa ma puntando su priorità come l'occupazione giovanile, approvando un decreto prima del Consiglio europeo del 27 giugno.
In serata si è tenuto un primo lungo preconsiglio dei ministri per mettere a punto i testi. Il primo provvedimento con le misure choc, battezzato «Decreto fare», conterrà innanzitutto le semplificazioni. Il pacchetto di norme riprende parte della riforma varata con il precedente governo da Filippo Patroni Griffi. Uno snellimento di tutte le procedure delle autorizzazioni, con un occhio di riguardo per le piccole e medie imprese. Semplificazioni anche sulle norme ambientali. Misure a favore dell'edilizia, come la fine del «silenzio-rifiuto» per interventi in edifici vincolati. Sburocratizzazione della sicurezza del lavoro, norme più semplici da accompagnare controlli più stringenti.
Nel primo pacchetto di interventi «choc» anche misure sul lavoro.

Per i giovani, credito di imposta per le assunzioni a tempo indeterminato e incentivi per l'apprendistato. Poi i ritocchi alla riforma Fornero del Lavoro, che dovrebbero essere limitati, ma che potrebbero diventare via via più radicali, come chiedono le imprese, che considerano le norme del governo Monti, penalizzanti.

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