"Caro presidente, ti sfido". Inizia così una lettera aperta che Renato Brunetta ha scritto a Renzi per manifestare le sue perplessità al programma illustrato ieri dal premier.
"Come ti ho annunciato nel mio discorso sulla fiducia in Aula alla Camera non più di due settimane fa, il 25 febbraio. Tu sei stato rapido e spettacolare nel presentare i primi provvedimenti, e io sarò altrettanto tempestivo nella mia risposta", scrive Renato Brunetta, "La anticipo in una frase come faresti tu per agganciare l’attenzione dei distratti. Va bene, benissimo l’idea di dare una frustata all’economia con un effetto choc, ma bisogna essere credibili. E tu non lo sei stato".
Secondo il capogruppo Forza Italia alla Camera, infatti, quella scelta da Matteo Renzi è una strada che "non è praticabile e non ti porterà da nessuna parte". Così Brunetta prova a correggere il tiro, pur mantenendo al proposta del premier. "Innanzitutto, i tempi che hai indicato non sono coerenti con le scadenze previste dal Semestre europeo (il calendario degli adempimenti di politica economica degli Stati membri dell’Ue), stando alle quali entro fine aprile il Parlamento dovrà approvare il Documento di economia e finanza (Def) 2015, su cui tra fine maggio e fine giugno si pronunceranno la Commissione e il Consiglio europeo. E questa, come amaramente ti accorgerai, non è forma, ma sostanza. È la realtà con cui dovrai fare i conti". Il deputato, poi, sottolinea come "questa procedura richiederà quindi, un tempo maggiore e vincoli ineludibili rispetto a quelli da te prospettati. Tempo maggiore che mal si concilia con le scadenze elettorali a te care. Nel frattempo non potrai operare sul piano legislativo a causa degli inesistenti spazi di manovra che sono già codificati nelle precedenti determinazioni di finanza pubblica".
Brunetta passa poi ad analizzare il provvedimento di Renzi dal punto di vista dei contenuti. "Le coperture che hai indicato non hanno alcuna seria consistenza", scrive, "L’intervento che proponi è la classica manovra in deficit, su cui concordo, come choc positivo per accompagnare la ripresa. Ma ad una sola e precisa condizione. Che essa sia la conseguenza di quelle riforme strutturali che l’Europa ci chiede da tempo e che l’Italia, per anni, non è riuscita a realizzare, pagando per questi ritardi un prezzo altissimo in termini di mancata crescita, di debole competitività, di forte disoccupazione e di emarginazione del Mezzogiorno".
E suggerisce: "Ecco allora la via maestra da seguire. Proponi al Parlamento un intervento che sia adeguato alla grave crisi del Paese. Recepisci esplicitamente, nel tuo programma, le condizioni che il Consiglio europeo ha prescritto al nostro Paese, nel momento in cui è uscito dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo a giugno 2013. Questa deve essere la sfida comune. Lo strumento c’è, e sono i Contractual Agreements attualmente in discussione con l’Unione europea, che ti permettono di derogare sì ai vincoli, ma in cambio di riforme strutturali, e non di provvedimenti parziali, di mero stampo elettoralistico, come quelli da te annunciati. E l’Europa non potrà dirti di no.
Se agirai in questo modo noi ci saremo, e ti aiuteremo nella lotta contro gli egoismi, i conservatorismi, i tanti corporativismi, le cattive burocrazie che minacciano di spegnere ognisperanza del popolo italiano. Ci stai?".
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