Raccontava Giancarlo Del Re, giornalista romano, che la Calabria si divide in tre parti: la cattiva, la peggiore, e la pessima. E aggiungeva: «Il barone Gullì è della pessima». Lo diceva per corbellarmi. Sapeva che io sono del basso versante jonico reggino, quello funestato più dai geometri con l'unghia lunga del mignolo che dalla 'ndrangheta. Però che panorami, ragazzi. Che spiagge, che mare, con l'Etna impennacchiato sullo sfondo. E che entroterra mozzafiato, tra i calanchi e le fiumare che da Locri e da Gerace si inseguono fino all'Amendolea, a Melito Porto Salvo e a San Lorenzo, passando per Condofuri e San Pantaleo. Spiagge libere per chilometri, e uliveti, vigneti e bergamotteti a contrastare il giallume impressionistico della campagna. «Lidi» a 5 e 10 euro al giorno per un ombrellone e due sdraio. Il caffè al bar a 70 centesimi. Due euro per un gelato pazzesco al «Cristal» di Mèlito. Che pesce fresco, che parmigiane, che processioni, che tarantelle; e che maccheroni col ragù di capra, ad agosto! E che accoglienza per i forestieri, nell'unico lembo d'Italia non funestato dal turismo di massa. A San Pantaleo, molti anni fa, acquistai tre casolari di pietra immersi in un uliveto. Si dorme al fresco, tra gli ulivi, si è in spiaggia in venti minuti.
Di notte, su un arco infinito di mare, le luci che si inseguono da Taormina a Siracusa. E un cielo stellato da restare col naso all'aria per ore. Se venite da queste parti, vedrete spettacoli che in Colorado se li sognano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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