L'aula Giulio Cesare in Campidoglio potrebbe essere il prossimo indirizzo di Francesca Barbi Marinetti. La nipote del padre del Futurismo scende in campo con Fratelli d'Italia nelle amministrative che vedono impegnato Gianni Alemanno nella riconferma a sindaco di Roma. Figlia di Luce Marinetti e di un ufficiale di Marina, Francesca Barbi è nata a Napoli e ha girato in diverse città per seguire il padre nella carriera militare. A quindici anni si trasferisce a Roma. Si laurea con una tesi su Carlo Emilio Gadda (di cui proprio ieri ricorrevano i quarant'anni dalla morte) e si specializza nella prestigiosa università di Yale (Stati Uniti) in letterature comparate. Però l'amore per l'arte, trasmessole dalla madre, la porta a occuparsi di promozione culturale e di organizzazione di esposizioni e mostre. Ed è proprio in occasione del centenario del primo manifesto futurista (2009) che inizia a collaborare con il Campidoglio e con le istituzioni culturali pubbliche.
È stato il presidente della commissione Cultura del Campidoglio, Federico Mollicone, a proporle la candidatura a consigliere comunale, che lei ha accettato di slancio, forte anche dell'appoggio di tutta la sua famiglia. «Mi sono assunta questo impegno - spiega Francesca Barbi - perché credo fortemente che la destra debba recuperare una posizione forte nella politica culturale». Ammiratrice di Giorgia Meloni («la forza della sua leadership è tutta nella passione che mette nell'impegno politico»), la Barbi ritiene indispensabile recuperare un rapporto diretto con i cittadini. «Vanno bene i grandi eventi culturali - spiega - ma è del recupero delle tradizioni e di un più stretto rapporto con i cittadini nel vasto tessuto urbano e metropolitano che si sente l'urgenza». Dopo aver vissuto a Genova, Venezia, Washington e Parigi la nipote di Marinetti è ben consapevole che il difetto della politica culturale delle amministrazioni di centrosinistra sia stata improntata nel passato soprattutto a scimmiottare esempi stranieri. «Vanno bene gli eventi culturali di grande prestigio - precisa - ma non dobbiamo farne dei contenitori a imbuto che servono solo a guadagnare titoli sui giornali.
È più faticoso, ma più gratificante e di maggior costrutto una rete capillare di eventi che faccia partecipe tutta la comunità». E soprattutto, ci tiene a precisare, che non dimentichi mai le radici e la nostra identità.
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