Nelle ore in cui veniva compiuta la rotazione della Costa Concordia, lui, Francesco Schettino, il capitano di quella nave da crociera andata a impattare la sera del 13 gennaio dell'anno scorso sulla costa del Giglio, se ne stava rintanato nella sua casa di Meta di Sorrento (Napoli). Forse a guardare in tv momento per momento l'operazione di riemersione della nave, di sicuro, secondo quanto riferisce chi lo conosce, riunito con i suoi legali a studiare le carte del processo che lo vede imputato a Grosseto per il naufragio della nave e le mosse in vista della prossima udienza del 23 settembre.
Quasi deserta, e senza giornalisti e telecamere, via San Cristoforo, la strada dove si trova la sua abitazione in costiera. Sui portoni che si susseguono nello stretto vicolo i nomi di alcune famiglie storiche di Meta, soprattutto armatori. Nessuna risposta a chi prova a bussare al citofono. Sulla targhetta vicino al citofono di casa Schettino c'è uno spazio bianco. Una donna del posto racconta che fino a pochi giorni fa il comandante Schettino usciva di casa, raggiungeva il vicino bar e parlava al cellulare per molto tempo.
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