La notizia era nell'aria. Si sapeva che Gian Carlo Caselli, (nella foto) procuratore di Torino, 75 anni lo scorso 9 maggio, stava per lasciare. Ma l'annuncio, nel suo stile, ha voluto darlo lui, con una mail: «Ecco ha scritto ai colleghi una notizia che non avrei mai voluto comunicarvi ma tant'è, ormai ci siamo. Oggi ho formalizzato la domanda di pensionamento a partire dal 28 dicembre 2013. Mi spiace lasciare il lavoro in Procura ma ancor più, credetemi non è frase fatta, lasciare tanti amici, cioè tutti voi che (ciascuno nel suo ruolo) avete fortemente contribuito, in maniera decisiva, a fare dell'ufficio un sistema funzionante a livelli di eccellenza. Ve ne sono e ve ne sarò immensamente grato».
Quasi una casa la Procura, per Caselli. Tanto amata da accettare nel 2008 di farsi «degradare», passando da Procuratore generale a Procuratore, il suo ultimo incarico, segnato dall'amarezza di essere considerato un «nemico» dalla sinistra per le inchieste sui No Tav. Lui, che da giudice istruttore a Torino negli Anni di piombo era stato l'eroe che aveva smantellato le Br.
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