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Cassazione contro il Giornale: deve risarcire i pm accusati di perseguitare il Cav

Il Giornale condannato a pagare un maxi risarcimento di 100mila euro a favore della Boccassini: "Leso il cuore della funzione giurisdizionale"

Ilda Boccassini in una pausa dell'udienza del processo Ruby a carico di Berlusconi
Ilda Boccassini in una pausa dell'udienza del processo Ruby a carico di Berlusconi

Risarcimento danni per i magistrati accusati di portare avanti "una guerra" contro Silvio Berlusconi, perché tali affermazioni ledono "il cuore della funzione giurisdizionale, come imparziale e indipendente". La terza sezione penale della Cassazione ha confermato una sentenza della Corte d’Appello di Brescia che aveva condannato la Società Europea di Edizioni Spa, in quanto editrice del Giornale, l’allora direttore Mario Cervi e il giornalista Salvatore Scarpino, a pagare un maxi risarcimento di 100mila euro a favore del procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini.

In base alla sentenza di oggi, l'articolo Colpevole a tutti i costi avrebbe attribuito ai magistrati della procura di Milano, tra cui anche la Boccassini, di "essersi assunti 'il compito di rivoltare il Paese e di guidarlo' di aver 'selezionato con criteri politici e ideologici' Berlusconi come 'indagato in pianta stabile', di seguire 'rigidi criteri politici e ideologici'". Per la Cassazione, quindi, l'articolo del Giornale sarebbe colpevole di aver affermato che il pm Boccassini "aveva 'spacciato' come trascrizione di rituale registrazione 'un rudimentale origliare', per il quale era stata inquisita dal Consiglio superiore della magistratura che aveva preferito more solito archiviare". La Suprema Corte ha condiviso in toto le motivazioni dei giudici del merito che avevano rilevato che "i fatti, descritti in termini diffamatori nell’articolo, erano risultati, invece, rispondenti a una doverosa attività dell’ufficio, le cui indagini si erano concluse con severe condanne per reati gravi e con la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione nei confronti dell’onorevole Silvio Berlusconi e, non già, con assoluzioni".

La Corte d’Appello, che aveva raddoppiato il risarcimento per il magistrato quantificato in primo grado in 50mila euro, avevano anche rilevato che, per far diminuire l’entità del risarcimento, "non potevano valere né l’avviso di garanzia inviato a Berlusconi quando presiedeva il vertice di Napoli, seguendo i tempi degli avvisi, le necessità del provvedimento e non le opportunità della politica, né le dichiarazioni dei magistrati della procura di Milano sui progetti di legge, riconducibili a commenti da parte di tecnici". Gli ermellini hanno, quindi, rigettato il ricorso dell’editore e dei giornalisti del Giornale definendo "congrua" la motivazione della Corte d’Appello secondo cui "l’attribuzione a un magistrato di comportamenti sleali e incompatibili con la sua funzione (il perseguimento dell’obiettivo di governare il Paese portando avanti una guerra contro Berlusconi), comportando la negazione dello stesso ruolo istituzionale assegnato al magistrato, colpisce il magistrato negando la sua stessa identità professionale, con aggravamento del pregiudizio sofferto". La sentenza conclude che, in questo caso, si è di fronte a "una lesione di una particolare identità professionale che, per altro, trova fondamento, per doveri e guarentigie nel quadro costituzionale".

In realtà, alla Boccassini nulla è dovuto, salvo le spese legali del giudizio di Cassazione, dal momento che l’importo è stato già liquidato, insieme alle spese legali, nei due gradi di giudizio precedenti (in particolare nel 2002 il primo grado di giudizio e nel 2006 il secondo grado di giudizio).

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