È una Casta che si ostina a non capire

Ha fatto carriera sui derelitti del mondo ma si è dimenticata di quelli della sua terra. Altro che compagna, come vuol apparire: pure lei incarna il potere che affama il Paese

La presidente della Camera, Laura Boldrini, contestata davanti al Comune di Civitanova Marche
La presidente della Camera, Laura Boldrini, contestata davanti al Comune di Civitanova Marche

La realtà è molto diversa da come se la immaginano lorsignori, specialmente se comunisti come Laura Boldrini, neopresidente della Camera dei deputati, ex funzionaria dell'Onu, una vita dedicata ai derelitti di tutta la terra tranne che delle Marche, dove è nata e risiede, e dove si è recata ieri per rendere omaggio alle salme dei tre suicidi: Romeo Dionisi, 62 anni, la moglie Annamaria, 68, e il fratello di lei, Giuseppe Sopranzi, 70. Storia già raccontata da ogni mezzo di comunicazione, Giornale incluso: i coniugi campavano con la pensione minima di Annamaria, 500 euro mensili, dato che il marito era muratore e disoccupato e in attesa di quiescenza, un esodato cui toccava pure pagare contributi volontari all'Inps per completare il percorso che porta alla riscossione dell'assegno previdenziale.

Esistenza grama, la loro. Talmente grama da condurre alla disperazione, che è cattiva consigliera: la coppia, in sintesi, visto che non riusciva più a tirare avanti, l'ha fatta finita. Poiché per certe persone il matrimonio è ancora indissolubile, Romeo e Annamaria l'hanno dissolto nell'unico modo compatibile con le loro idee, uccidendosi insieme. Due corde penzolanti dal soffitto con cui si sono impiccati in uno sgabuzzino. Li ha scoperti col cappio al collo Giuseppe, fratello di lei, il quale, scioccato, è corso al porto e si è tuffato nel blu dell'Adriatico. Così le vittime sono salite a tre.
Ovvio che un'anima bella e gentile come Laura Boldrini, appresa la notizia, sia andata a Civitanova per offrire la propria testimonianza di donna ferita nel cuore ai parenti dei defunti. Un gesto apprezzabile. Per noi. Ma non per la sorella del muratore trapassato, che ha detto: presidente, faceva meglio a non venire. Commento condiviso da vari cittadini sul posto pronti a disapprovare la visita della terza carica dello Stato con una bordata di fischi. Supponiamo che l'onorevole sia rimasta maluccio; probabilmente, non si aspettava un'accoglienza del genere, in casa propria. Comprensibile il suo rammarico; ma non può stupire la reazione degli abitanti di Civitanova infastiditi dalla presenza di una autorità elettiva che simboleggia la sgangheratezza e l'inadeguatezza dello Stato, ormai privo di ogni rispettabilità e considerato un nemico dagli italiani, una specie di orco che li deruba con la mano destra e con la sinistra, pure.
Laura Boldrini è stata contestata sia perché incarna il potere legislativo, che ha ridotto in tocchi e affamato il Paese attraverso un fisco predatorio, sia perché giudicata, forse, incoerente con le sue prediche buoniste, una che a parole sta dalla parte dei deboli mentre nei fatti è una benestante alla quale è risultato facile farsi inglobare nel sistema istituzionale responsabile di varie nefandezze ai danni dei contribuenti.
Agli occhi di chi soffre la presidente di Montecitorio non è una compagna, come desidera apparire, ma un'esponente della Casta, cioè del ceto politico cui si rimprovera di sfruttare cinicamente gli elettori. Non si distinguono più quelli di destra da quelli di sinistra: ci sono i politici e basta, tutti uguali, vogliosi di poltrone, capaci di tutto e buoni a nulla. Se siamo arrivati a questo un motivo ci sarà; c'è: la totale sfiducia nello Stato e in chi lo amministra nel proprio esclusivo interesse, trascurando i problemi che ossessionano un crescente numero di persone in lotta per non soccombere alla miseria.

Davanti alla tragedia della povertà diffusa, che fanno i partiti? Discutono, aspettano il responso dei saggi, brigano per mandare un amico al Quirinale in sostituzione di Napolitano, corteggiano i grillini, si domandano se sia preferibile Bersani o Renzi. Però, quanto sono impegnati.

di Vittorio Feltri

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