Il Cav mette pace nel Pdl e rifonda Forza Italia

Dopo le polemiche fra falchi e colombe, Berlusconi incontra Alfano e i ministri: "Va garantito il sostegno all'esecutivo, una crisi adesso non porterebbe vantaggi"

Silvio Berlusconi in piazza del Popolo
Silvio Berlusconi in piazza del Popolo

«Non è il governo di pacificazione che avevo auspicato e non sono per nulla entusiasta di quanto ha fatto fino ad ora, soprattutto sul fronte economico. Però sia chiaro che l'appoggio all'esecutivo non è in discussione». È un Berlusconi risoluto quello che già in mattinata è costretto a mediare tra i falchi e colombe del partito in una giornata agitata come a Palazzo Grazioli non accadeva da tempo. D'altra parte, sono giorni che il Pdl viaggia su un doppio binario, con una buona fetta dei big di via dell'Umiltà che è piuttosto critica verso l'azione dell'esecutivo e con i cosiddetti governativi (i cinque ministri del Pdl) che si sentono nel mirino.
Ed è proprio a loro – Alfano, Quagliariello, Lupi, Lorenzin e De Girolamo – che il Cavaliere ribadisce fiducia ed assicura «pieno sostegno». Anche perché, è la sua riflessione durante un lungo pranzo, «un'azione politica destinata a mettere in crisi l'esecutivo adesso non porterebbe alcun vantaggio». Il punto, fanno però notare i ministri, è che «nel partito si seguono linee diverse, si dice tutto e il contrario di tutto» e «più che sembrare una sinfonia il risultato è un vero e proprio casino». L'ex premier smussa, spiega che «esistono sensibilità diverse» ed è convinto che «possano essere di stimolo». Sa bene, però, che il doppio binario deve avere dei paletti chiari perché – fa notare un ministro al Cavaliere – «se dobbiamo essere visti dal nostro elettorato come dei nemici del popolo allora è meglio lasciar stare subito».
Pubblicamente la pattuglia dei «governativi» non è ovviamente così tranchant, ma a scorrere alcune delle dichiarazioni è chiaro che la tensione è alta. «Rispetto e stimo le idee di molti colleghi che però stanno tenendo posizioni che non sono quelle di Berlusconi», dice per esempio il ministro della Salute Lorenzin. Mentre è ancora più eloquente il titolare delle Riforme Quagliariello quando guarda all'annunciato ritorno a Forza Italia e auspica che non sia la casa dei soli falchi. «Se diventa la curva sud dei tifosi che estremizzano e lanciano un messaggio settario sarà una sconfitta. Forza Italia – spiega – non deve nascere a priori antigovernativa perché questo esecutivo deve andare avanti per il bene del Paese».
Così, preso atto delle doglianze dei ministri, Berlusconi decide di mettere in chiaro che il sostegno al governo non è in discussione. Lo fa in privato (compresa una telefonata a Brunetta), ma pure in un'intervista al Tg1 per far sì che la presa di posizione sia pubblica. «Questo – spiega ai big del partito che ha occasione di sentire durante la giornata – non è il momento né delle polemiche né delle spaccature interne». Un modo, insomma, per mettere a freno le tensioni degli ultimi giorni. Almeno per un po'.
Già, perché al Tg1 il Cavaliere non si limita a ribadire l'appoggio al governo ma parla anche di giustizia. Delle sue vicende processuali in primis, spiegando che «si sta cercando di portare a conclusione la guerra dei venti anni contro Silvio Berlusconi colpendolo su piano personale, dell'immagine, dei diritti politici e della libertà». La sentenza Ruby, aggiunge, è «grottesca» anche perché «32 testimoni sotto accusa sono una cosa mai vista». Il punto, però, è che l'ex premier conferma l'intenzione di voler insistere sulla riforma della giustizia («un settore che ha bisogno di una profonda riforma») nonostante il terreno sia scivolosissimo per la maggioranza che sostiene il governo.

Infine, la conferma di voler tornare a Forza Italia. «Il Pdl – dice Berlusconi - resterà come coalizione dei partiti del centrodestra, Forza Italia ne farà parte e io temo che sarò ancora chiamato ad essere il numero uno».

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