Il giorno dopo il faccia a faccia con Renzi, Berlusconi si gode il successo. Chi lo sente lo descrive «soddisfatto» per aver plasticamente dimostrato che lui è sempre lì, al centro dei giochi. E se tutto va bene sarà ancora lui a mettere la firma in calce a una pagina che potrebbe essere storica: far nascere la Terza Repubblica sull'onda delle riforme costituzionali concordate con Renzi. Insomma, l'umore è buono, buonissimo, anche perché il centralino di villa San Martino viene preso d'assalto da parlamentari di Forza Italia e amici che vogliono complimentarsi con lui: «Presidente, sei tornato giustamente protagonista assoluto della politica italiana, come è giusto che sia» è il coro dei tanti che lo chiamano. C'è ottimismo in quel di Arcore sebbene con «cautela». A chi lo sente Berlusconi confessa: «Un'ottima base di partenza anche se bisogna stare attenti perché il diavolo si nasconde nei dettagli». Specie sulla legge elettorale tante sono le resistenze dei piccoli partiti che rischiano di sparire con una legge elettorale con soglia di sbarramento troppo alta. Qual è il diavolo? È la rivisitazione del modello spagnolo, preferito dal Cavaliere. Le modifiche al modello suddetto, infatti, hanno maglie un po' più larghe per i piccoli. E siccome i «piccoli» sono di più nello schieramento dei moderati (Nuovo centrodestra, Fratelli d'Italia, La Destra e la stessa Scelta Civica), un sistema che frammenti troppo questo schieramento non è conveniente.
Tuttavia, in questo momento, Berlusconi si fida e confida in Renzi. Ne tesse le lodi: «È bravo, capace, simpatico - ammette l'ex premier - È chiaro che lui resta un nostro avversario ma è un avversario leale e secondo me è pure affidabile». Adesso saranno gli sherpa del Cavaliere, Verdini in testa, a controllare le virgole sulla proposta di legge elettorale che Renzi presenterà oggi alla direzione del Pd. Così, prima di partire alla volta di villa Campari sul lago Maggiore, dove ha intenzione di trascorrere un'intera settimana, Berlusconi passa la mattinata al telefono coi suoi.
Quindi concede un saluto, in collegamento telefonico, a Osvaldo Napoli e Mino Giachino, che inaugurano un club Forza Silvio della Val di Susa. Un occasione per ribadire il suo pensiero sulle riforme da fare ma anche per graffiare il presidente della Repubblica: «Da noi è il capo dello Stato che decide se una cosa si può fare o meno. E io con tre capi di stato di sinistra ho avuto cocenti delusioni». E ancora: «Con questo assetto il Paese è ingovernabile, solo con il bipolarismo si può governare», dice spiegando la ratio della nuova legge elettorale: «Dobbiamo fare in modo di fare un esperimento con le elezioni Europee, e poi di consolidarci per raggiungere il risultato di una maggioranza assoluta, e cioè del 36%. Perché il 36% consente di vincere e avendo il 15% come premio di governabilità, arrivare al 51%. Poi si aggregheranno anche altre forze».
Quindi sprona i militanti a convincere gli indecisi: «Occorre cercare tra le tante persone che non votano. Dobbiamo individuare gli indecisi. In ogni sezione ci dovranno essere i missionari della libertà che vanno da queste persone e cercano di convincerle». Anche perché «gli elettori del Movimento 5 Stelle, stando a nostre indagini, sono molto scontenti di chi hanno votato e mandato in Parlamento».
Quindi manda un messaggio ad Alfano, Monti, Casini e compagnia, senza mai citarli: «I partiti più piccoli non ragionano per il bene del Paese, ma per quello dei loro protagonisti. I leader dei piccoli partiti pensano alla loro ambizione politica e a interessi particolari. È successo nella prima Repubblica e succede anche ora».
Avanti con le riforme, quindi, per far nascere la Terza Repubblica che deve poggiarsi su cinque pilastri: «Una Camera sola con meno deputati di oggi, l'istituto del decreto legge che funzioni veramente, leggi approvate entro 120 giorni, riforma della Corte Costituzionale ed elezione diretta del capo dello Stato». Il tentativo c'è ed è serio e garantisce al governo Letta almeno un anno di vita. Se poi salta tutto, poco male.
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