«Da ora non delego più a nessuno». Nelle riunioni ristrette che nel tardo pomeriggio precedono la cena a Palazzo Grazioli con una ventina di dirigenti del Pdl, Berlusconi è piuttosto tranchant. Il rilancio del partito, è il senso dei suoi ragionamenti, «non può più attendere» perché anche se le elezioni non sono alle porte «bisogna essere pronti ad ogni eventualità» oltre che iniziare il percorso di avvicinamento alle europee che si terranno fra undici mesi, a maggio del 2014. Senza considerare che il Cavaliere inizia ad avere fortissime riserve su un governo che «è immobile» e «non sta mantenendo fede agli impegni presi sul fronte economico», un esecutivo che «se continua così» qualcosa rischia.
Di qui l'accelerazione. Chiara e decisa, se passata la mezzanotte - dopo aver illustrato le novità ed ascoltato il parere dei presenti - l'ex premier mette in qualche modo nero su bianco i tre punti chiave. «Primo: abbiamo deciso che si va nella nuova sede, giusto?». «Secondo: il nuovo nome sarà Forza Italia, d'accordo?». «Terzo: sul territorio saranno degli imprenditori a fare fundraising e ricoprire di fatto il ruolo che adesso è dei coordinatori regionali, va bene?». Tutti d'accordo sulle prime due domande, poche obiezioni sull'ultima con il Cavaliere che ecumenico chiude il dibattito: «Se avete valide alternative sono pronto ad ascoltarle e valutarle con tutti voi, nessun problema. Il punto certo però è che soldi non ce ne sono e ora non c'è più il finanziamento pubblico». Insomma, stando alle parole di Berlusconi il dado sembra essere ormai tratto. Con l'ex premier che sembra deciso ad accelerare il più possibile sul progetto che gli hanno presentato Verdini, Santanché e Capezzone. Tanto che quando Alfano ipotizza che nel frattempo si possano rinnovare i coordinamenti regionali del Pdl, il Cavaliere taglia corto con un «inutile perdere tempo, facciamo tutto dopo». Quando, insomma, si sarà tornati a Forza Italia.
Un passaggio da studiare nel dettaglio, soprattutto dal punto di vista legale e statutario per evitare confusioni e commistioni tra i due soggetti (l'idea sarebbe quella di far diventare il Popolo della libertà il contenitore elettorale dei diversi partiti che fanno parte della coalizione). Una novità che comporterà anche l'azzeramento dei vertici del partiti. Anche se la Santanché assicura che della questione «non si è assolutamente parlato», che ci siano delle novità è nei fatti. Intanto perché Forza Italia è un partito presidenziale e difficilmente sarà prevista la figura del segretario. Sarebbe l'occasione, dunque, per risolvere la questione del doppio incarico di Alfano (vicepremier e segretario) che secondo alcuni impedisce al Pdl di fare seriamente da pungolo al governo.
Un problema soprattutto se il clima è quello delle ultime ore con mezzo partito in rivolta contro l'esecutivo. Sul versante riforme, con il deputato semplice Fitto che punta il dito contro la procedura d'urgenza chiesta dal ministro Quagliariello e pretende una riunione dei gruppi Pdl per «un confronto» perché - si sfoga con alcuni deputati - non possiamo continuare a prendere a scatola chiusa quello che ci propina il governo senza alcun coinvolgimento. Stessa musica sul fronte economico, con il capogruppo al Senato Schifani critico sul cosiddetto decreto del fare. «Ne sentiamo tanto parlare ma - dice - al momento nessuno è stato informato dei contenuti del provvedimento. Ci si chiede allora se esista davvero o sia solo un'illusione la cabina di regia. A questo punto nutriamo seri dubbi».
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