Assalto giudiziario al Cav, il partito prepara la rivolta

Il Cav si sfoga: "Su Ruby abbiamo letto di tutto, su Mps nemmeno un'intercettazione". Santanché: "Sciopero fiscale"

Assalto giudiziario al Cav, il partito prepara la rivolta

«U na presa per il c...». Pubblicamente sceglie la via del silenzio il Cavaliere, anche perché dovesse dire quel che pensa difficilmente riuscirebbe a tenere il freno tirato. Le motivazioni della condanna al processo Unipol, infatti, non fanno che accrescere il fastidio e l'insofferenza di un Silvio Berlusconi sempre più convinto che sia in atto nei suoi confronti «una vera e propria caccia all'uomo». Un «accerchiamento» il cui passaggio più critico sarà la decisione della Consulta sul processo Mediaset attesa per il 19 giugno, mentre per quanto riguarda la sentenza di primo grado su Ruby il leader del Pdl dà la condanna per scontata.
Il leader del Pdl arriva a Roma dopo pranzo e passa il pomeriggio a registrare messaggi audio e video a sostegno di Gianni Alemanno che nel week end si misurerà con Ignazio Marino al ballottaggio. La sera, invece, è dedicata a una cena con Angelino Alfano, Denis Verdini, Altero Matteoli, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto e pochi altri. Un modo - spiega chi ha occasione di sentire il Cavaliere in giornata - per tranquillizzare chi in questi giorni si è lamentato del via vai che c'è stato la scorsa settimana in Sardegna, nello specifico la due giorni di riunioni con Verdini, Daniela Santanché e Daniele Capezzone in cui si sarebbe parlato di come strutturare il nuovo Pdl.
Già, perché come già accadde nel 2007, l'estate potrebbe essere ancora una volta il momento per aprire il dibattito su come e quando lanciare il famoso restyling del partito. Che Berlusconi ce l'abbia in mente da tempo, d'altra parte, non è un mistero. E che Verdini, Capezzone e Santanché gli abbiano presentato un progetto per un movimento leggero all'americana neanche. Che poi davvero si parta è un altro discorso, anche se chi ha sentito il Cavaliere negli ultimi giorni lo ha trovato piuttosto deciso sul punto. Insomma, al momento si va avanti. Con un dettaglio: ancora una volta l'ex premier sarebbe tornato a ripetere con una certa insistenza che è arrivato il momento di tirare fuori dal cassetto nome e simbolo di Forza Italia e archiviare definitivamente il Pdl.
Il fronte politico, però, s'incrocia inevitabilmente con quello giudiziario. Le motivazioni della sentenza Unipol, infatti, sono per Berlusconi l'ennesimo schiaffo. «Sono l'uomo più intercettato d'Italia - si sfoga con chi ha occasione di sentirlo - e le mie conversazioni private sono finite sui giornali di tutto il mondo. E che fanno i magistrati? Mi condannano, unico caso in Italia, per rivelazione di segreto d'ufficio per la pubblicazione dell'intercettazione di Consorte e Fassino... Se non è una presa per il c... questa ditemi voi...». E ancora: «Su Ruby si è letto di tutto, su Mps neanche una intercettazione». E in difesa del Cavaliere scende in campo mezzo partito, da Renato Brunetta a Renato Schifani passando per Mariastella Gelmini, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto, Annamaria Bernini, Gabriella Giammanco e tanti altri. Duri anche gli avvocati dell'ex premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo. «Le motivazioni della sentenza - si legge in un comunicato - dimostrano ancora una volta l'impossibilità di celebrare processi a Silvio Berlusconi a Milano».
Gli occhi, però, adesso sono puntati sul 19 e 24 giugno, quando arriverà la decisione della Consulta sui diritti tv e la sentenza di primo grado su Ruby. Mentre il Cavaliere attende, però, il partito sta pensando ad una mobilitazione seria. «La nostra reazione sarà una rivolta etica capace di scuotere il Paese», spiega Sandro Bondi.

«Il nostro popolo - affonda la Santanché che lancia lo sciopero fiscale - potrebbe rispondere decidendo di non pagare più le tasse. Questa potrebbe essere la risposta di chi ha votato Berlusconi e oggi si ritrova con uno Stato che vuole la fucilazione giudiziaria del suo leader».

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