Roma - Il più sicuro di sé appare senza dubbio Ignazio Marino. Tra i candidati sindaco di Roma è il chirurgo genovese quello che mostra maggiore ottimismo. Tanto che ieri i responsabili del suo comitato hanno consegnato alle agenzie di stampa un comunicato con il quale davano conto dell'apertura del comitato elettorale fin dalle 13 di domani per tutti i giornalisti che vorranno seguire da lì lo spoglio dei voti in diretta. Da buon scienziato, il medico genovese avrà poca consuetudine con la scaramanzia. E, infatti, questa nota stampa è l'unica voce che ha rotto il tradizionale silenzio pre-elettorale.
L'ottimismo che ha contagiato il candidato del Pd è però un segno comune negli aspiranti sindaco della Capitale (almeno per quelli con concrete possibilità di passare il primo turno). Alemanno venerdì sera si godeva la vista di una piazza affollata che - a quanto gli dicevano i suoi collaboratori - era sicuramente più animata di quelle dei suoi avversari.Un responso già consolidato, uscito da questo turno elettorale prima ancora che si aprano i seggi, è quindi il ritorno della politica e la sconfitta degli agitatori «anti casta».
I giornali ieri si affrettavano a dire che le piazze non erano state riempite. Eppure i toni compassati dei candidati e gli incitamenti dei militanti mostravano chiaramente che il governo Letta è riuscito nell'intento di far sbollire la rabbia anti casta dei mesi che hanno preceduto il voto di febbraio. Un voto che non ha consegnato il Paese ai grillini. Al contrario i due principali partiti hanno resistito. E la straordinaria (visti i sondaggi prenatalizi) tenuta del Popolo delle libertà ha fatto ben sperare anche Alemanno che fino ad allora dava per archiviata la possibilità di un bis come primo cittadino della Capitale.
Da allora, da febbraio, i sondaggi hanno dimostrato un cauto e progressivo aumento di consensi nei confronti del centrodestra. Tanto che oggi il sindaco uscente può rileggere i dati del 2008 come un vaticinio di quanto potrebbe accadere al ballottaggio tra lui e Marino (dato per certo dagli addetti ai lavori). Cinque anni fa Rutelli prese al primo turno 759mila voti (45,8%) contro i 675mila (40,7%) di Alemanno. Poi le cose si ribaltarono in favore del candidato del centrodestra.
Le alleanze e gli apparentamenti sono quasi gli stessi di allora. Alemanno gode dell'appoggio ulteriore degli ex Udc di Ciocchetti e della Destra di Storace. A cambiare lo scenario, però, sono soprattutto i coprotagonisti di questa competizione. Cinque anni fa non c'erano i grillini. E mancava anche l'outsider, molto romano, Alfio Marchini, che ha l'ambizione di sparigliare i vecchi schemi della politica tradizionale con affermazioni sempre più spiazzanti («votavo a sinistra, ora non più, se vinco offro ai grillini un'alleanza di giunta»).
Probabilmente il cardinale Camillo Ruini, già vicario del Papa per la diocesi romana dal 1991 al 2008, ha le idee chiare su chi voterebbe se alle agenzie spiega: «Roma necessita di una buona amministrazione, che si ispiri a quei valori di millenaria tradizione propri della città».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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