«La verità è che questi governativi del Pdl hanno paura. Paura di mettersi contro la magistratura, contro il sistema di potere editorial-giudiziario che tiene in mano il Paese. Sono persone di buona volontà ma sono palle non di ferro, come dice Letta, sono palle molli». Luigi Amicone, direttore del settimanale Tempi, cattolico area Cl con influenze ferrariane (nel senso del direttore del Foglio), si autodefinisce invece «giacobino berlusconiano».
Ma che significa?
«I giacobini hanno fatto la rivoluzione sapendo che la politica sta a capotavola, perché alla politica spetta dare l'assetto del Paese, decide le leggi in nome del popolo sovrano, mentre la magistratura lavora sotto dettatura, applica le decisioni della politica. Qui invece viviamo la situazione opposta».
Una repubblica giudiziaria?
«È la politica che fa le leggi sotto dettatura dei pm. Come quella legge idiota del traffico di influenze private. Vedremo presto che danni farà, si offrono pallottole ai pm che vogliono sparare».
E il Pdl di governo? E il suo amico Lupi?
«Lo conosco da anni, è una persona leale e responsabile. Ma gli voglio dire: caro Maurizio, attento, stai cadendo in un tranello».
Dovrebbero dimettersi se Berlusconi decade?
«Devono dire a Letta: noi accetteremo la decisione del Senato sulla decadenza di Berlusconi. Ma il giorno dopo va messa come priorità assoluta, nel pacchetto di riforme, quella della giustizia. Ci stai o no? Se il Pd non ci sta, basta, si devono dimettere. Questo dovrebbero dire per non finire nella trappola».
Ma la trappola quale è?
«È quella di farsi usare dalla sinistra, fare gli utili idioti di turno».
Loro di difendono dicendo: noi vogliamo riformare la giustizia, ma la questione Berlusconi va separata dalla lealtà al governo».
E qui è l'errore drammatico, la loro ingenuità, perché sono convinto della buona fede dei governativi. La vicenda Berlusconi e il nodo giustizia, e quindi la questione se stare al governo oppure no, sono inscindibili! Anche con Craxi dicevano lo stesso: separiamo la sua vicenda dal tema giustizia, che riformeremo. Non l'hanno mai fatto dopo. Era un alibi al contrario, com'è ora Berlusconi».
Lei non vede ambizioni personali, calcoli su un dopo Berlusconi.
«Può darsi che qualcuno pensi a chissà quali orizzonti dopo Berlusconi. Ma è un'illusione, l'unica leadership riconosciuta dagli elettori di centrodestra è quella di Berlusconi. L'alternativa è andare a sbattere la faccia. E dare una mano a chi vuole disfare il centrodestra».
O accreditarsi presso altri poteri.
«E sarebbe un gravissimo errore. Per tre mesi gli suonerebbero tutte le fanfare, gli stenderebbero i tappeti rossi, poi passati quelli gli darebbero una bella pacca sulla spalla, dicendogli: Grazie, vi auguriamo di diventare un partitino satellite della sinistra. Sarebbe un ragionare da stupidi, come ha scritto Sallusti».
E Formigoni, come se lo spiega?
«Non me lo spiego. Nel senso, mentre da amministratore si è dimostrato, al netto di tutto, numero uno in Italia come modello Lombardia, in politica improvvisamente mi sembra di una ingenuità e naivitè incredibili. Anche lui sembra non essersi reso conto della situazione».
Vogliono fare una nuova Dc post Berlusconi?
«Io non vedo complotti o trame organizzate, penso che stiano tutti subendo il ricatto della stabilità. Senza capire che non esiste stabilità se non si cambia la giustizia italiana.
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