Roma - Giorgio Napolitano batte corto e Silvio Berlusconi risponde. La partita sul corpo moribondo delle larghe intese è cominciata.
È l'attacco finale, quello lanciato sull'Imu dal leader del Pdl. Una «battaglia di libertà» che non è solo un rilancio del pressing su uno dei pilastri dell'accordo di governo ma anche il segnale che non saranno più accettati rinvii, giochi di prestigio e rassicurazioni di comodo. E che rappresenta la cartina di tornasole più immediata di una tensione con il Quirinale difficile da contenere nelle segrete stanze dei rispettivi palazzi.
I rumour raccontano di un dialogo sempre più complicato tra il Pdl e il Colle e di un punto di ricaduta difficile da individuare, nonostante il potere di grazia, in base all'articolo 87 della Costituzione, ricada pienamente tra le prerogative del capo dello Stato. Nell'incontro tra Napolitano e i capigruppo Renato Schifani e Renato Brunetta l'unico spiraglio comparso nel corso del colloquio sarebbe stato quello di un intervento «ex post». Ovvero: Silvio Berlusconi si dimetta da senatore, si faccia affidare ai servizi sociali e inizi a scontare la condanna. Soltanto a quel punto il capo dello Stato valuterà se e quando intervenire, probabilmente con una commutazione della pena detentiva in pena pecuniaria.
La «road map» indicata dal Colle, però, non sembra convincere Berlusconi che dopo i tanti schiaffi subiti lungo il percorso della «pacificazione» non sembra più fidarsi di scenari lontani e futuribili e vuole che gli sia restituita subito la piena agibilità politica. La corsa contro il tempo, d'altra parte, è già iniziata. L'ultima data utile per un provvedimento di clemenza che non vada a intaccare le sue prerogative parlamentari è il 9 settembre, giorno a partire dal quale la giunta per le Immunità di Palazzo Madama si riunirà per dibattere della sua incandidabilità e decadenza. Ma il pressing del Pdl sul Quirinale è sempre più forte e la richiesta è quella di avere una parola definitiva da Napolitano entro il 16 agosto. Un termine giudicato troppo ravvicinato dal Colle che sta continuando a studiare la questione. Dentro il Pdl c'è chi sussurra che attendere un'altra settimana e arrivare al 22 agosto non sarebbe un problema. Ma Berlusconi scalpita e chiede chiarezza prima possibile.
In questa delicatissima partita Berlusconi sposta improvvisamente il «focus» e torna a chiedere a gran voce l'abolizione dell'Imu come discrimine simbolico per la permanenza del Pdl al governo. Inevitabile pensare all'ufficializzazione del «casus belli» con cui sollevare dalle sue incombenze il governo Letta.
Il messaggio che Berlusconi continua a indirizzare al partito è quello di tenersi pronti da metà agosto. «Consideratevi già in campagna elettorale». Un'accelerazione verso il voto che, se necessario, potrebbe essere accompagnata dalle dimissioni di massa dei parlamentari azzurri così da «favorire» lo scioglimento delle Camere.
A quel punto non sarebbe escluso un estremo tentativo di costituzione di un «Letta bis» da parte del Colle. Ma con la condanna in via di esecuzione tessere la trama di un nuovo governo sarebbe impresa difficilissima.
E come nel '94 il battesimo del nuovo soggetto potrebbe diventare il trampolino più naturale verso la prova delle urne.
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