Ci risiamo. Come già era successo negli scorsi anni, con l'affluire dei turisti nelle località di villeggiatura gli agenti del fisco stanno compiendo un gran numero di ispezioni. Al centro dell'attenzione vi sono ristoranti, gioiellerie e discoteche. E pure stavolta non mancano le proteste. Il principale timore è che una stagione già sotto tono per la dura crisi economica possa perfino andare peggio. In qualche situazione, come nel caso dei controlli a barche e yacht, le conseguenze sono immediate: come pare sia successo a Porto Cervo, dove è segnalato un esodo di imbarcazioni. Tutto ciò non gioverà agli affari di quanti operano nel turismo e nemmeno aiuterà i conti pubblici. Certamente c'è qualcosa che non va in un sistema di riscossione delle imposte che - dinanzi al turismo, una realtà per definizione stagionale e basata sulla creazione di un clima di accoglienza e piacevolezza - non riesce a escogitare nient'altro che questi interventi che intralciano il lavoro degli albergatori e compromettono il relax dei loro ospiti. Questo modo in cui lo Stato tratta le imprese la dice lunga, in particolare, su come da noi economia produttiva e fisco siano ormai in conflitto. Mentre in altri Paesi vi è comunque una qualche consapevolezza che le imposte devono essere limitate e che bisogna pure costruire un rapporto di stima reciproca tra settore statale e aziende private, in Italia ciò sembra impossibile. Va detto che per il nostro sistema pubblico è difficile giustificare il prelievo tributario quando la stessa Corte dei Conti attesta continuamente che i soldi sottratti a lavoratori e imprese del privato finiscono in larga misura a finanziare sprechi e privilegi, carrozzoni inutile e monopoli dannosi. Per giunta, i conti pubblici sono talmente compromessi che ormai a Roma vi è quasi la necessità di raccattare soldi in un modo o nell'altro. Queste incursioni più o meno clamorose ai nostri danni da parte di funzionari che, almeno in linea teorica, dovrebbe essere al nostro servizio svelano qual è ormai la relazione tra il sistema tributario e i cittadini: ed è una relazione malata, squilibrata, destinata a peggiorare ancora di più. Una riprova la offre la riforma del catasto che sta per vedere la luce, la quale si segnala soprattutto su un punto: per il fatto che non intende riconoscere ai proprietari la facoltà di impugnare e discutere le rendite catastali, qualora fossero considerate troppo alte.
Uno Stato pieno di debiti e con una spesa pubblica fuori controllo è ormai incapace di restare fedele ai fondamentali principi giuridici. E in questo modo non riesce a impostare una relazione dignitosa con coloro che, volenti o nolenti, comunque sono costretti a finanziarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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