L'ennesimo e incredibilmente inedito capitolo della guerra tra Silvio Berlusconi e la procura di Milano si gioca a colpi di certificati medici e ricoveri, con un'inaspettata visita fiscale come gran finale. Il segno che ormai il livello dello scontro è così alto che difficilmente si potrà andare oltre. Dopo l'invio di alcuni certificati medici a sostegno della richiesta di legittimo impedimento, infatti, in tarda mattinata - e quando già i pm si opponevano al rinvio dell'udienza Ruby - il Cavaliere si presenta al San Raffaele di Milano per degli accertamenti. La congiuntivite che ha ormai da qualche settimana, spiega infatti il suo medico di fiducia Alberto Zangrillo, «si è aggravata» nel corso della notte. E certo pure la voglia di velocizzare il lavoro dei magistrati non deve essere tanta visto che, confidava l'ex premier nei giorni scorsi, «si va al ritmo di due o tre udienze a settimana che neanche per la banda armata si teneva un simile tabellino di marcia». Così, mentre in ospedale iniziano gli accertamenti sull'ex premier affetto da «uveite bilaterale», i giudici del tribunale di Milano si limitano a sospendere l'udienza in attesa dell'esito della visita. È l'inizio di un vero e proprio ping pong che si concluderà con il ricovero del Cavaliere, la concessione del legittimo impedimento e Ilda Boccassini che chiede la visita fiscale per Berlusconi.
Un Berlusconi, quello che passa la notte al San Raffaele, ovviamente con la testa soprattutto ai processi. Quello Ruby, ma pure l'appello per i dritti tv Mediaset. E per tutti e due il Cavaliere dà per scontata «una condanna certa». Senza contare l'inchiesta di Napoli sull'affaire De Gregorio, con i pm che pur di velocizzare stanno pensando di chiedere il giudizio immediato. Tre inchieste che si dovrebbero affiancare ad almeno un'altra che è in caldo da tempo e che condizioneranno i delicati passaggi politici che ci aspettano: dalla nomina dei presidenti delle Camera, al mandato di formare un nuovo governo fino all'elezione del capo dello Stato.
D'altra parte, che il Cavaliere sia convinto che la magistratura voglia condizionare la formazione del nuovo esecutivo non è un mistero. «Stanno cercando di farmi fuori per via giudiziaria si sfoga e male che va il risultato che vogliono ottenere è quello di tenermi fuori dai giochi, mettermi all'angolo in un momento così delicato». Pubblicamente, però, Berlusconi continua a preferire il silenzio. Anche se è chiaro che per il leader del Pdl esiste una sola alternativa: governo del presidente che duri almeno due anni e con esponenti politici dentro oppure elezioni subito. Altre strade non ce ne sono e se davvero si tornerà alle urne il Pd «dovrà farsene carico davanti al Paese e all'Europa». Dovrà, ripete Berlusconi, «assumersi la responsabilità di aver voluto escludere a priori qualsiasi dialogo con noi». Per dirla con un tweet di Angelino Alfano, «se sono in grado di fare un governo lo facciano e rapidamente, altrimenti torniamo al voto perché l'Italia non può restare appesa ad un'impuntatura del Pd».
A Roma, intanto, prendono piede gli scenari più suggestivi. Come quello circolato ieri secondo cui ci sarebbero già dieci senatori del Pdl pronti a sostenere un governo guidato da Pier Luigi Bersani. Ora, non che il Cavaliere non nutra qualche dubbio sulla assoluta fedeltà della sua pattuglia parlamentare visto che già un mese fa scricchiolò pesantemente.
Ma immaginare che a tre settimane dal voto ci siano dieci senatori del Pdl pronti a sostenere non un esecutivo guidato da Mario Monti ma addirittura da Bersani è uno scenario che neanche gli autori di Lost.
Così Berlusconi preferisce concentrarsi sull'ipotesi che ritiene più probabile, quella del ritorno alle urne.
Per questo Denis Verdini sta sollecitando i vari coordinatori regionali in vista della manifestazione di piazza del Popolo del 23 marzo.Si punta alle 800mila presenze. Con il Cavaliere che è tornato a far sondare ad Alessandra Ghisleri quanto vale il brand di Forza Italia.
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