Francesco, un papa on the road. Bergoglio, un pontefice rock. Passano i giorni e il successore di Benedetto XVI conferma ed espande la sua propensione a dialogare e conquistare la stima di mondi che teoricamente si potrebbero considerare lontani. Viene in mente la parabola della cena disertata da amici e conoscenti e invece onorata dagli sconosciuti raccolti all'ultimo momento agli angoli delle strade. Non sarà così, certo. Gli amici e conoscenti di Bergoglio non lo snobbano di certo. E il mondo cattolico con le sue gerarchie sarà tempestivo nel seguire e attuare il magistero pontificio. Ma resta il fatto che fin dai primi giorni il nuovo «vescovo di Roma» predica l'apertura della Chiesa, la necessità di uscire da se stessa e di «andare verso le periferie del mondo». Di questa apertura, della testimonianza di un Papa che preferisce la familiarità della strada all'alterità sacrale dei palazzi vaticani, si giovano magari le persone comuni, non necessariamente cattolici osservanti e perfettamente ortodossi. È quello che si definisce «il cristianesimo inclusivo di papa Francesco».
Lo si è visto anche in questi giorni, durante l'invadente «rally» di oltre centomila bikers della Harley Davidson confluiti a Roma da tutta Europa per festeggiare i 110 anni dalla nascita della casa di Milwaukee. Attrazione degli opposti? Chissà. Anche solo dal punto di vista estetico l'effetto non poteva essere più straniante. Giubbotti di pelle neri e la mantellina candida. Caschi variopinti e lo zucchetto bianco. Rombo di motori e raccoglimento religioso. Grossi stivali e fini paramenti liturgici. Nomadismo alla «Easy Rider» e San Pietro ombelico del mondo. Ci sono due mondi apparentemente più lontani? Forse no, apparentemente. Ieri Bergoglio si è fermato in Via della Conciliazione per avvicinare i motociclisti, alcuni dei quali hanno partecipato alla messa in piazza. Poi, prima della recita dell'Angelus, li ha nuovamente salutati in diretta tv. Qualche fine teologo avrà arricciato il naso. Qualche tutore dell'ortodossia avrà contenuto il disappunto. Ma ormai Francesco dovrebbe averci abituato al fatto che l'annuncio è rivolto a tutti, senza bisogno di condizioni preliminari da assolvere.
«Non sono cattolica, non subisco regole e dogmi, posso guardare alla sua persona liberamente e credo che lui voglia davvero comunicare con tutti in maniera diversa», aveva confidato Patti Smith all'indomani della partecipazione a un'udienza. «San Francesco era umile e forte, amava la gente e la natura», aveva sottolineato la sacerdotessa del rock. «E papa Francesco sembra voler fare lo stesso. Potrà essere un forte leader spirituale». Anche Bon Jovi ha confidato alcuni giorni fa l'attrattiva che Bergoglio esercita su di lui: «Fino a 4 mesi fa mi sarei definito uno che provava a guarire dal cattolicesimo. Sono sempre stato una persona spirituale», ha rivelato il rocker del New Jersey, «ma sono molto colpito dalla prospettiva differente mostrata dal nuovo Papa, la sua è una promessa che emoziona e rafforza la religione. Credo abbia cambiato le mie idee e quelle di molte altre persone». In questi giorni è arrivato anche l'apprezzamento di Roberto Saviano che in un'intervista a Famiglia cristiana ha dichiarato di sentirsi confortato dal fatto che «Papa Francesco, per la prima volta, ha citato il dramma del narcotraffico, reso consapevole dalla sua provenienza, l'Argentina, parte di un continente che sta soffrendo questa piaga in maniera terribile». Meno sorprendente la simpatia manifestata da Celentano verso Bergoglio ribattezzato «Pa' Francesco».
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