
Decalogo sul lavoro, misure per le famiglia in difficoltà con il rispolvero della social card, piano per ridurre la spesa pubblica improduttiva. E ancora: dare voce alle tante vittime della cattiva giustizia per dare l'assalto alle frange più politicizzate della magistratura.
Berlusconi, di fatto, pianifica la sua campagna elettorale. Se ci sarà o meno, dipenderà esclusivamente da Renzi ma i segnali dicono che l'ambizione del giovane segretario del Pd lo porterà a rottamare il governo Letta. Quando? Difficile fare previsioni ma febbraio o marzo potrebbero essere i mesi cruciali per l'esecutivo. Tanto vale, quindi, tenersi pronti all'eventualità che il capo dello Stato sciolga le Camere, ridando la parola ai cittadini. Almeno è quello che chiederà Forza Italia se Letta dovesse sgomberare da palazzo Chigi. Così, il Cavaliere si prepara già all'ennesima battaglia elettorale e catechizza i suoi: «Dobbiamo tornare in mezzo alla gente, farci carico dei loro drammi e offrire la soluzione ai loro problemi. Così come facemmo con la social card», dice a chi lo sente. La social card fu in effetti uno dei fiori all'occhiello dell'ultimo governo presieduto dal Cavaliere: introdotta per la prima volta nel 2008 con la legge 133/2008, prevedeva l'erogazione di 40 euro al mese per l'acquisto di beni e il pagamento delle bollette. Poi, la misura, è stata rimodulata dal governo Monti in base ai componenti del nucleo familiare.
E poi il lavoro. Per Berlusconi il faro resta quello della riduzione della pressione fiscale per le famiglie ma soprattutto per le imprese. «Dobbiamo lavorare a un decalogo per ridurre il peso del fisco sulle piccole e piccolissime aziende. Tasse da Stato criminale e burocrazia soffocante rendono impossibile sopravvivere. Così la crescita non arriverà mai», ragiona il Cavaliere. Ai suoi predica di lavorare, lavorare, lavorare. Tornare in mezzo alla gente, alla «nostra gente». E una grossa mano la daranno gli amministratori locali. «I tanti bravi nostri sindaci devono creare una rete capillare per rilanciare il progetto di Forza Italia. I moderati sono e resteranno la maggioranza nel Paese».
Quindi Berlusconi continua a fare il tifo per i «Club Forza Silvio» che «non sono e non devono essere degli enti che lavorano contro il partito ma che, assieme al partito, creano consenso ed entusiasmo per cambiare questo Paese». La priorità è senza dubbio la crisi economica e la ricetta giusta è diametralmente opposta a quella dei governo Monti e Letta: gli ultimi esecutivi non fanno altro che tassare e spendere. «Noi faremo l'opposto: meno tasse e meno spesa pubblica. Si può dare una sforbiciata alla spesa corrente per 80 miliardi in 5 anni e ridurre la pressione fiscale dal 45% almeno fino al 40% se non di più».
Ma se l'economia è l'urgenza, Berlusconi non dimentica neppure l'altro grande tema. Un tema che vuole cavalcare nelle prossime settimane: «Dobbiamo lanciare una grande campagna sulla malagiustizia. Io sono soltanto l'esempio più eclatante, la vittima più nota e famosa delle frange più politicizzate della magistratura - confida a chi lo sente -. Ma c'è un vero e proprio esercito di italiani vittima dei giudici di Magistratura democratica.