Il day after di Matteo Renzi

Visti i risultati finali Renzi annulla ogni polemica sulle regole e rilancia: "Il risultato politico c’è comunque, sia che avessi perso 55 a 45, 66 a 34 o 59 a 41". Ma è davvero così? E riuscirà, in qualche misura, a portare avanti in seno al partito la rottamazione?

Il day after di Matteo Renzi

Il giorno dopo la sconfitta Renzi ammette che la sua era una battaglia impossibile. L'esatto contrario di quello che ha detto per una settimana. Ma è normale, con la campagna elettorale in in corso non poteva certo trasmettere sfiducia ai propri elettori.
"Il risultato politico c’è comunque", dice il sindaco di Firenze arrivando a Palazzo Vecchio. E' dispiaciuto e lo ammette: "Ho corso per vincere e a un certo punto ci ho creduto", anche perché "a metà ottobre i risultati erano fantastici". Poi gonfia il petto e sottolinea: "Il risultato politico c’è comunque, sia che avessi perso 55 a 45, 66 a 34 o 59 a 41". In realtà se avesse perso con un margine risicato le cose sarebbero state diverse, molto diverse. E Renzi lo sa bene.

Al TgCom24 il rottamatore si sbottona un po' sui sentimenti: "Sono riuscito a non piangere e non era facile. Felice di aver fatto questa battaglia e di averci provato. Faccio i miei complimenti a Bersani, ha vinto lui, nettamente, nessuna discussione sul risultato. A lui il compito di costruire e governare il centrosinistra. Noi daremo una mano e per quello che mi riguarda darò una mano da militante del Pd e da sindaco di Firenze". Come per magia le polemiche che avevano infiammato l'ultima settimana - quelle sulla registrazione al ballottaggio per chi non si era iscritto al primo turno - è svanita. Forse perché, a conti fatti, la rimonta sarebbe stata impossibile. L'unico che insiste, tra i renziani, è Giorgio Gori: "In Francia - scrive su Twitter - alle primarie vinte da Hollande, al 2° turno si sono aggiunti 500.000 elettori. Senza bisogno di giustificazione".

Intanto Roberto Reggi, coordinatore delle primarie del sindaco di Firenze, fa sapere che "i comitati Renzi sicuramente resteranno aperti perché sono quelli che tengono legati il territorio a chi forse un po' ha smarrito il legame. Non si può disperdere tutta questa gente che non era più interessata alla politica e che è ritornata con grande passione...". Che sia, questo, l'inizio del tentativo di scalata al Pd? Staremo a vedere.

Di certo l'impresa non è facile. Ma in quale altro modo il rottamatore potrebbe dare sfogo alla propria energia di rinnovamento? Una risposta c'è: con una lista in proprio. Ma Renzi questo l'ha escluso più di una volta.

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