Roma - Per ora, la rottura non c'è. Nella Giunta per le immunità del Senato si rinvia il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi e lo scontro diventa più soft. Il Pd si spaventa, fa un passo indietro e tornano al lavoro i «pontieri» per evitare la crisi di governo. Ma è tregua armata.
Parte poco dopo le 20 la riunione a Sant'Ivo alla Sapienza, preceduta da una serie di vertici, consultazioni e fibrillazioni da una parte e dall'altra. E le prime dichiarazioni fanno capire che lo showdown finale è almeno rinviato. «La Giunta avvierà una discussione unica sulle questioni pregiudiziali presentate ieri (lunedì, ndr) dal relatore», dice entrando il presidente Dario Stefàno. Quella parola, «avvierà», fa pensare che non si vogliono comprimere troppo i tempi. «Va individuata in Giunta una nuova procedura condivisa - spiega Augello - perché non ci sono precedenti».
Dopo gli irrigidimenti della sinistra, gli ultimatum del M5S, le minacce di crisi nella maggioranza e quelle di Aventino dei Pdl della Giunta, nella sala si respira un clima più disteso. Anche per certi segnali dal Pd.
Il testo di Augello si è arricchito di 3 cartelle, sulla compatibilità della legge Severino con le norme europea anticorruzione. Ma non c'è la proposta sulla decadenza o meno del Cavaliere e nella riunione da sinistra insistono perché si pronunci. Il relatore, invece, vuole che si approfondiscano le 3 questioni che ha posto il giorno prima. Come consigliato da Scelta civica, chiede di considerarle «preliminari integranti della relazione» e di votarle separatamente, prima di pronunciarsi sull'intero testo: 4 voti, insomma.
Ma in serata la situazione si ingarbuglia. Il Pd insiste sul voto unico e così si arriverebbe alla bocciatura di fatto della relazione e di Augello stesso. «Ci sarà un voto unico sulla relazione - spiega il socialista Buemi - nella quale sono state inserite, come punti di discussione, anche le pregiudiziali. Il relatore dovrà proporre la decadenza o la conferma del senatore al termine della relazione». Però, il tempo non sarà contingentato. Ogni membro avrà 20minuti per intervenire, più un supplemento di un'ora, non 10 minuti complessivi per gruppo.
Nel cortile barocco arriva una delegazione di deputati grillini che vogliono «sostenere» i colleghi senatori. «Il Pdl fa slittare il voto» si lamentano su Twitter. Dentro, al riparo da occhi estranei, si tenta l'ultima mediazione per non spezzare un filo sottile.
All'inizio, Stefàno voleva mettere subito al voto le questioni pregiudiziali, ma Benedetto Della Vedova (Sc) propone di «bypassarle». È Buemi, in una pausa, a confermare che il clima sembra «buono e di piena collaborazione». Spiega che c'è l'accordo su «un percorso unitario per affrontare la questione nel merito».
Una quarta pregiudiziale, annunciata da Lucio Malan (Pdl), sembra non sia stata presentata: riguarda la richiesta alla Corte di Strasburgo sul carattere penale o amministrativo della decadenza e sul contrasto tra l'incandidabilità per 6 anni e la Costituzione, per cui la pena mira alla rieducazione del reo.
Per il centrodestra, quel che conta è l'«operazione agibilità politica», dovuta al leader del centrodestra. Prima di arrivare ad un sì o un no sulla decadenza di Berlusconi da senatore, bisogna sgombrare il quadro da ogni dubbio. Accertare se la legge Severino può essere applicata o se rischia la scure di incostituzionalità della Consulta o la condanna della Corte europea di giustizia, magari sull'irretroattività. La prima questione, quella se i 23 senatori siano come giudici che entrano in camera di consiglio o abbiano un ruolo politico, per il Pdl dovrebbe essere superata.
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