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Decreto Fare, i grillini: "Stop all'ostruzionismo se slittano le riforme"

Braccio di ferro in parlamento. I Cinque Stelle immobilizzano la Camera e mettono a rischio gli ecobonus. Domani vertici cen Letta

Il capogruppo del M5S, Riccardo Nuti
Il capogruppo del M5S, Riccardo Nuti

L’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle fa scoppiare il caos a Montecitorio. L’ingorgo dei provvedimenti urgenti da approvare si è trasformato in una matassa difficile da sbrogliare se non attraverso il ricorso alla fiducia e a ritmi serrati, tanto che i deputati con alta probabilità saranno chiamati a lavorare per tutto ilfine settimana. Ed è già corsa corsa contro il tempo per evitare la decadenza di alcuni decreti, primo fra tutti quello sull’ecobonus, che scade il 4 agosto e deve anche passare al vaglio del Senato. Il governo, di fatti, ha già messo in conto di dover porre la questione di fiducia sul decreto, la cui discussione generale sarebbe già dovuta iniziare a Montecitorio. Così domani, subito dopo il Consiglio dei ministri, il premier Enrico Letta incontrerà la delegazione pentastellata insieme ai ministri Gaetano Quagliariello e Dario Franecschini,

L’ipotesi che circola al momento è che domani pomeriggio, incassato il via libera al decreto Fare, si inizi la discussione generale sul decreto ecobonus. Sabato il governo dovrebbe porre la fiducia. E la votazione dovrebbe domenica. Se i grillini proseguiranno con il blocco dei lavori della Camera, domenica è presumibile che si vada a una nuova seduta notturna. Maggioranza e "ambasciatori" di Palazzo Chigi stanno tentando una sorta di mediazione con i grillini, che hanno chiesto a Letta un incontro. Incontro che la presidenza del Consiglio ha fissato per domani mattina. Oggi pomeriggio, intanto, il capogruppo grillino Riccardo Nuti ha incontrato il ministro Enzo Moavero Milanesi. "Gli abbiamo fatto presente che siamo pronti a fermare l’ostruzionismo, agevolando quindi l’approvazione della legge comunitaria - ha spiegato Nuti - a patto che il ddl costituzionale slitti a settembre". Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari vicine ai Cinque Stelle, sarebbe stata proprio la presidente della Camera Laura Boldrini a cercare un punto di caduta proponendo che il ddl costituzionale venga rinviato ai primi di settembre, indicando la data del 9 settembre.

Nel collo dell’imbuto finiscono anche altri provvedimenti ritenuti prioritari dall’esecutivo, a causa dei lavori dell’aula che si protraggono ad oltranza con la diretta conseguenza del blocco delle commissioni, impossibilitate ad esaminare gli emendamenti, votare e quindi licenziare per l’aula i testi. Tra le priorità fissate dal premier e dall'esecutivo, a rischio slittamento, il ddl riforme, che da calendario dovrebbe approdare in aula lunedì; le norme contro l’omofobia, il cui esame doveva iniziare domani; le nuove norme sulla diffamazione a mezzo stampa, ancora in commissione Giustizia; il ddl sull’abolizione del finanziamento ai partiti, sul quale grava anche l’enorme mole di emendamenti e la richiesta del governo di dare una corsia preferenziale alle riforme. Ultimo (solo in ordine di tempo) il decreto lavoro, che è ancora all’esame di Palazzo Madama. Difficile, stando a quanto confermano fonti ministeriali, che Letta e Quagliariello possano cedere sulle riforme: il timing fissato, infatti, è strettissimo e l’obiettivo di arrivare al via libera in prima lettura da parte dei due rami del Parlamento del ddl costituzionale entro l’estate è considerato tra i capisaldi del programma stesso di governo. Solo ieri, del resto, il ministro aveva scandito: "Sul rispetto dei tempi non si transige".

Per alcuni esponenti dell’esecutivo, inoltre, acconsentendo alla richiesta dei grillini, si fa notare, si creerebbe un ’pericoloso precedentè.

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