Diffamazione, vince il partito che vuole i giornalisti in galera

Diffamazione, vince il partito che vuole i giornalisti in galera

RomaChe tirasse una brutta aria, in Senato, si era capito da tempo. Aria di astio verso i giornalisti, quasi di vendetta. Infatti, anche stavolta la riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa si arena in un'aula litigiosa.
La seduta che doveva vedere il sì definitivo al ddl da trasmettere alla Camera, si conclude con un rinvio tattico a lunedì. La capogruppo Pd Anna Finocchiaro descrive l'aula come «un'arena, un Colosseo dove si vuole vedere scorrere il sangue».
Salta l'intesa politica raggiunta a fatica mercoledì sera, nella riunione dei capigruppi. Decine di franchi tiratori trasversali ai partiti affossano le principali correzioni concordate sul testo della commissione. Non funziona la disciplina di partito per alcuni del Pd, ma ben più vistosi sono i «pericolosi sbandamenti» nel Pdl, per dirla con Luigi Li Gotti (Idv).
Si litiga sull'entità delle sanzioni pecuniarie che devono sostituire quelle detentive, sulle modalità della rettifica della notizia, sulla restituzione dei contributi per l'editoria, sulle regole per il web.
Sullo sfondo, ormai molto sullo sfondo, rimane il caso del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti e della sua condanna a 14 mesi di reclusione sempre più prossima all'esecuzione. Dice la Finocchiaro: «Dobbiamo prescindere dal caso Sallusti, credo che lui in carcere voglia andare, altrimenti si sarebbe comportato in altra maniera». L'ex ministro leghista Roberto Calderoli è più brutale: «Se Sallusti vuole andare in carcere, bisogna accontentarlo».
Il leader dell'Api Francesco Rutelli guida la fronda, in particolare contro il dimezzamento del tetto massimo per le multe di 100 mila euro. Per lui, l'aula del Senato sembra un «discount» con le pene al ribasso, parla di legge «frittata», attacca il «killeraggio a mezzo stampa». Anche il leghista Roberto Mura parla di «killer» della stampa: il giorno prima sedeva alla riunione dell'intesa, ma ora dice di non aver «stipulato nessun accordo».
Palazzo Madama dalle 10 di mattina vede un crescendo di rivolta contro i tentativi di mitigare la durezza delle nuove norme. C'è clima di «acidità» verso la stampa, dice Clarlo Vizzini, quando si rievoca il caso Tortora. Il partito anti-giornalisti la fa da padrone e i relatori Filippo Berselli (Pdl) e Silvia Della Monica (Pd) assistono impotenti.
Si votano gli emendamenti e verso le 11 arrivano i primi segnali. Si approva l'obbligo di rettifica gratuita e senza commento, allargato dalle testate giornalistiche ai siti web. Proposta di Franco Mugnai (Pdl). Passa poi l'emendamento Rutelli-Bruno, che impone al gestore di un archivio digitale la smentita ben visibile su un link nella notizia diffamatoria. Prima di mezzogiorno ecco la conferma dell'ammutinamento: 68 pidiellini, 8 democratici, tutti i leghisti, alcuni del Terzo Polo e il gruppo Coesione nazionale(ex Fli, ex Pdl) votano non per sopprimere (secondo il patto) ma per mantenere il taglio dei contributi per l'editoria alle testate, dopo la condanna. Bocciati due emendamenti per riequilibrare il testo a favore della stampa, a prima firma di Felice Casson (Pd):vorrebbero introdurre un risarcimento al giornalista bersagliato da querele a scopo intimidatorio. Rutelli raccoglie le firme di 20 senatori per chiedere il voto segreto sull'articolo 1, quello cruciale su no al carcere, multe e rettifiche. Il vicepresidente Vannino Chiti si consulta con il numero uno Renato Schifani e dice sì. È un assordante campanello d'allarme. Poco dopo i lavori dell'aula si incagliano sull'emendamento per dimezzare il tetto massimo delle multe. Spiccano per l'acredine contro la stampa lo smilzo Nitto Palma del Pdl (ex magistrato ed ex Guardasigilli) e il corpulento Giovanni Procacci del Pd.

Le loro arringhe in difesa delle vittime diffamate dei giornalisti riscuotono in aula applausi e consensi. A questo punto, Gasparri e la Finocchiaro preferiscono far rinviare tutto. Bell'impresa sarà la loro, lunedì, per richiamare all'ordine gli scatenati liberi battitori anti-stampa.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica