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Epifani avverte: "Pronti a tutto se Berlusconi fa saltare il tavolo"

Alla direzione nazionale del Pd Epifani rinserra le fila attaccando il bersaglio numero uno, Silvio Berlusconi: "Dobbiamo essere pronti a tutto se dovesse prevalere negli altri la decisione di far saltare il tavolo". Tutti i nomi della nuova segreteria del partito: c'è anche un renziano

Epifani avverte: "Pronti a tutto se Berlusconi fa saltare il tavolo"

Il congresso del Pd va tenuto entro l’anno. Guglielmo Epifani lo dice parlando alla direzione nazionale del partito. "Il congresso deve essere l’occasione per rilanciare l’idea, la visione, la cultura, l’identità politica, il progetto dei democratici italiani. Va tenuto nei tempi previsti, comunque entro l’anno. Non c’è un motivo per rinviarlo. Va però preparato bene e dal basso". Sciolta questa riserva Epifani gioca la carta più facile: nascondere le proprie divisioni interne e i continui litigi sulla linea da seguire attaccando il nemico "pubblico numero uno", il Cavaliere: "In un contesto difficile in Italia dobbiamo fare i conti dal punto di vista politico con le posizioni di Silvio Berlusconi. Noi intendiamo sollecitare le risposte giuste per l’ammodernamento del Paese e del suo sistema istituzionale, ma dobbiamo essere pronti a tutto se dovesse prevalere negli altri la decisione di far saltare il tavolo". Soffermandosi sulle difficoltà per il Pd dopo le elezioni, Epifani sottolinea che sarebbe stato meglio votare nella primavera del 2012: "Per noi e per il Paese sarebbe stato giusto e utile votare nella tarda primavera dello scorso anno, dopo la prima terapia del governo Monti e prima del suo epilogo, fino alla stagione in cui siamo rimasti soli a sostenerlo. Anche questo ha pesato sul risultato elettorale ed ha liberato Berlusconi ed il centrodestra dalle proprie responsabilità".

Riforme: governo e Quirinale fuori dalla mischia

Il Parlamento "è la sede della discussione" sulle riforme, "governo e presidente della Repubblica devono essere lasciati fuori dalla mischia". Così Epifani in direzione, invita ad evitare tifoserie e indica le priorità del Pd: superamento del bicameralismo, riforma del Titolo V della Costituzione nella forma governo e legge elettorale: "Fermiamoci un attimo, senza cadere in una spirale che non ci porterebbe a fare le riforme o a non farle al meglio. Se ne deve discutere seriamente nelle sedi competenti, con gli argomenti giusti, con i tempi giusti e nell’ordine giusto. Non diventiamo tifosi".

Il giudizio sul governo Letta

Epifani apprezza l’azione del governo, ma al contempo sollecita il Pd a fissare alcune priorità: "Letta si è mosso bene, ha iniziato con la tutela del lavoro come il
rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, il rinnovo dei contratti dei precari della Pubblica Amministrazione". Poi dà atto al premier di aver "usato la prudenza sul tema dell’Imu; ha deciso misure di sostegno alla domanda di risparmio energetico nelle ristrutturazioni. Sul terreno delle riforme istituzionali il lavoro con il Parlamento ha portato all’intento di una revisione con procedure istituzionalmente corrette e rispettose della Costituzione".

Ecco la nuova segreteria del Pd

Epifani ha presentato la nuova segreteria del Pd, nella quale entra anche il renziano Luca Lotti. Il segretario del partito ha spiegato che si tratta di una segreteria "inclusiva, rinnovata quasi per intero, pronta per il lavoro immediato. Tutto è opinabile ma penso che sarà una buona segreteria". I componenti della segreteria sono: Roberta Agostini, Enzo Amendola, Fausto Raciti, Cecilia Carmassi, Matteo Colaninno, Alfredo D’Attorre, Antonio Funicello, Luca Lotti, Andrea Manciulli, Katiuscia Marini, Alessia Mosca, Pina Picierno, Deborah Serracchiani, Simone Valiante, Davide Zoggia.

Rimescolamento delle correnti?

C’è chi parla di un nuovo "correntone", chi nega e chi ammette che quantomeno le tradizionali aree che avevano segnato la geografia interna del partito negli ultimi anni si stiano rimescolando. Cosa succede in seno al Pd? Quella più in tensione, riferiscono alcuni esponenti del Pd, sarebbe la corrente Areadem, che già da tempo, peraltro, aveva deciso di non chiudersi al rapporto con le altre per cercare di diventare "baricentro" del partito. Alcune frizioni nall’area guidata da Fassino e Franceschini fanno pensare a un superamento della componente, che peraltro sente l’esigenza di garantirsi spazi di autonomia rispetto al governo. Accanto a questo c’è l’esigenza della vecchia maggioranza di ridisegnare il suo profilo dopo le dimissioni di Pier Luigi Bersani e l’approdo di Enrico Letta a palazzo Chigi.

L'ex area bersaniana e quella lettiana dovrebbero unire le loro forze, insieme alle componenti di Areadem, per costituire la nuova maggioranza, che vedrebbe quindi un po' più lontani di prima alcuni dalemiani, alcuni prodiani e gran parte dei giovani turchi. Una "redistribuzione delle forze", spiegano alcuni democrats in vista del prossimo congresso. Qualcuno però esclude che si possa arrivare ad allargare tanto il perimetro e guarda piuttosto a quegli ex popolari, tra cui i fioroniani, che avevano fatto sponda con Veltroni nel "documento dei 75". Quel testo, nell’estate del 2010, segnò la rottura tra Veltroni e Franceschini e il progressivo avvicinamento a Bersani dell’attuale ministro per i Rapporti con il parlamento.

Altra questione non di poco conto: il rapporto delle anime tradizionali del partito con la spinta riformatrice di Matteo Renzi. La capacità di aggregazione del sindaco di Firenze dimostrata nelle ultime primarie si misurerà nel prossimo congresso, a maggior ragione se Renzi deciderà di candidarsi per la segreteria. Arrivato alla direzione del partito Renzi non si sbilancia su una sua eventuale candidatura a segretario del Pd: "Non mi pare che sia una questione prioritaria con tutti i problemi che ci sono nel paese".

Renzi ha partecipato alla direzione del Pd ma non è intervenuto.

Il sindaco di Firenze ha ascoltato la relazione di Epifani, si è detto soddisfatto dell’ingresso del suo Luca Lotti in segreteria, probabilmente agli enti locali, ma non è intervenuto e ha lasciato la sede del partito, per poi recarsi ad un incontro con il ministro Bray.

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