Donne del capo tra Camera e camerette

La Santanchè, solo per aver nominato inva­no il nome degli dei comunisti, è stata coperta di improperi da chi ritiene sacri­lego l’accostamento Iotti-Minetti L'INTERVISTA ALLA SANTANCHE': "Ho detto solo una verità storica"

Donne del capo tra  Camera e camerette

Ci siamo occupati spesso della Zanzara , program­ma radiofonico quotidia­no ( in onda su Radio 24), perché fa parlare di sé facendo parlare gli ospiti a ruota libera. I conduttori, Giuseppe Cruciani e David Paren­zo, non sono cani perduti e senza collare, ma giornalisti di razza. Di una razza particolare: quella che non conosce né timidezze né rive­renze. E il risultato è il successo di pubblico. Chi ascolta La Zanzara si informa e si diverte, e sa perfetta­mente che la trasmissione ha una sola pretesa: costringere le perso­ne intervistate a uscire da ogni formalismo, etichetta, e a di­re ciò che in altre sedi, per esempio Por­ta a porta , non direbbero mai.

Ecco perché non deve stupire se tal­volta gli intervistati, stuzzicati dai due cronisti che fanno della sfacciataggine la loro arma migliore, si lasciano anda­re a valutazioni un po’ spinte, usando magari un linguaggio colloquiale e quindi molto efficace: dichiarazioni po­lemiche, paradossali, frasi iperboliche. Che poi vengono riprese dalle agenzie di stampa e finiscono sui quotidiani na­zionali, suscitando scalpore.

Se La Zan­zara non fosse com’è, se non riuscisse a essere irriverente e a obbligare a diven­tarlo anche gli invitati, non avrebbe in­dici di gradimento tanto elevati. Nonostante ciò, c’è ancora qualche bischero che non capisce lo spirito del programma e scambia le provocazioni di Cruciani e Parenzo per deposizioni da tribunale. Giovedì sera, interrogata dagli scapigliati conduttori, Daniela Santanchè, di cui sono note le intempe­ranze verbali sempre commisurate alle circostanze, ha affermato in modo colo­­rito una sacrosanta verità: la storia e an­che la cronaca dimostrano che sovente la donna del capo (qualunque capo, an­che politico) ha fatto carriera. Agevola­ta da lui? Sì. Quantomeno non ostacola­ta, per essere gentili. Non è forse così?

Saremmo tentati di aggiungere che trat­tasi di un’ovvietà. Forse proprio per que­sto, Cruciani ha chiesto all’ex sottose­gretaria di fornire qualche esempio da affiancare a quello, scontato, di Nicole Minetti, entrata trionfalmente nel Con­siglio della Regione Lombardia grazie all’appoggio di Silvio Berlusconi, mai insensibile all’estetica femminile. Daniela non ha sciupato l’assist del­l’interlocutore e ha citato un caso da ma­nuale risalente agli albori della Repub­blica: quello di Nilde Iotti, che fin da ra­gazza ebbe un rapporto affettuoso ( mas­sì, d’amore) con Palmiro Togliatti, se­gretario perpetuo del Partito comuni­sta italiano. La relazione, dati i tempi e la prevalenza del bigottismo (pure nel Pci) sul laicismo, non era ben vista dai compagni.

E i due amanti, non volendo comunque rinunciare a frequentarsi, si incontrarono per anni cercando di non dare nell’occhio.Pia illusione.Tutti era­no al corrente. Tanto più che la signora era stata alloggiata in un attico della se­de comunista di Botteghe Oscure, in modo da favorire gli appuntamenti ga­lanti col Migliore. Insomma, ufficio sot­to e alcova sopra per semplificarsi la vi­ta. La Iotti, guarda un po’ la coincidenza, poi fece strada: addirittura presidente della Camera. Ruolo nel quale seppe esercitarsi con perizia. È tuttavia inne­gabile che fosse stata la donna del capo. Che male c’è? Non è mica un giudizio morale, ma un dato di fatto. Eppure la Santanchè, solo per aver nominato inva­no il nome degli dei comunisti, è stata coperta di improperi da chi ritiene sacri­lego l’accostamento Iotti-Minetti. Pro­babilmente, i detrattori di Daniela sono razzisti inconsapevoli: ignorano che fra la consigliera regionale e la defunta pre­sidente dell’assemblea di Montecitorio non vi è alcuna differenza antropologi­ca. Le differenze semmai sono altre e non occorre sottolinearle.

Le due don­ne di sicuro hanno in comune qualcosa: entrambe sono state le favorite del ca­po.

Perché dovrebbe essere vietato dir­lo? E perché non dirlo alla Zanzara , do­ve le ipocrisie e le affettazioni lessicali del politichese sono bandite? Cari compagni, potreste andare a na­scondervi anche voi all’ultimo piano di Botteghe Oscure, ma vi siete vendute an­che quelle, oltre al rispetto della verità e degli avversari politici.

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