E «Libero» apre il fronte della clemenza

RomaSi apre il fronte della grazia per Alessandro Sallusti. Il provvedimento di clemenza nei confronti del direttore del Giornale da parte del presidente della Repubblica da ieri è invocato da più parti. A cominciare dal quotidiano Libero che ieri ha dedicato l'intera prima pagina alla domanda formale di clemenza e ha lanciato la raccolta firme tra i suoi lettori. Perfino il quotidiano Repubblica si spinge a suggerirla, pur se con logica tutta sua. In un articolo comparso ieri in prima pagina, Francesco Merlo accusa Sallusti di ogni nefandezza giornalistica, teorizza un'equivalenza a dir poco spericolata («Sallusti agli arresti sta a Berlusconi come Napoleone a cavallo stava a Hegel») ma alla fine concede: «La grazia al capo dello Stato non si può pretendere perché la gratuità è nella sua natura. Ma sarebbe sicuramente una grazia al giornalismo perché disinnescherebbe la protervia intossicata di Sallusti e contribuirebbe a restituire alla diffamazione la sua sostanza di incidente tra la verità e la malafede. Non si può infatti tollerare che la diffamazione diventi eroismo grazie all'enormità della galera, che è sproporzionata quale che sia il reato commesso dal giornalista».
Insomma, nel caso del quotidiano diretto da Ezio Mauro la richiesta di grazia per nasce dalla volontà di non fare di Sallusti un martire. Di tutt'altra natura la richiesta di grazia lanciata da Libero, il quotidiano peraltro dove fu pubblicato l'articolo di Renato Farina a firma Dreyfus da cui è nata la vicenda. Il direttore Maurizio Belpietro invita i lettori a firmare per la grazia al collega non solo per restituire la libertà a Sallusti ma anche come atto di protesta per «molti colleghi giornalisti» che «non hanno scritto una riga per ricordare la gravità simbolica di un arresto in redazione».
C'è però da risolvere il problema della esplicita contrarietà del condannato al gesto di clemenza da parte del presidente della Repubblica. Un problema non da poco perché non si può beneficiare chi non vuole.

Ma la domanda di grazia può essere presentata al ministro della Giustizia, che la smista poi al Quirinale, oltre che dal diretto interessato anche da un congiunto, dal convivente, dal tutore o curatore o da un avvocato. E quindi potrebbe essere questo l'escamotage per dare quel colpo di spugna che cancellerebbe la detenzione di Sallusti, non la vergogna di averla decisa.

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