RomaC'è una questione settentrionale, che rischia di fare sprofondare il Paese e portare anche l'area più dinamica dell'Italia ai margini dell'Europa. Un fisco che è ancora nemico delle imprese e un mercato del lavoro poco flessibile. L'unica possibile ricetta per uscire dallo stallo sono le riforme e il sostegno all'industria, a partire dal manifatturiero. La seconda assemblea di Giorgio Squinzi da presidente di Confindustria è caduta, come la prima, in un momento difficile. Il governo è diverso, ma il messaggio lanciato alla politica dall'Auditorium di Roma, non è cambiato di molto.
Di nuovo, semmai, ci sono le aziende che rischiano di perdere la battaglia per la sopravvivenza. Soprattutto nelle regioni settentrionali. «Il Nord è sull'orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta».
Se si vuole che tutta l'Italia abbia un futuro, secondo Squinzi, si deve rilanciare il Mezzogiorno, ma anche «affrontare con decisione la questione settentrionale, la sua perdita di connessione con la dimensione europea e una crescente difficoltà di integrazione nel ristretto novero delle regioni industriali forti nel nostro continente».
Tra i macigni che impediscono alla nostra economia di risollevarsi ci sono le tasse. L'Italia per il presidente di Confindustria ha «un fisco punitivo e di intensità unica al mondo». A danno di «imprese e lavoratori», che «scoraggia gli investimenti e la crescita». Unica nota positiva, l'intenzione del governo di rendere deducibile l'Imu che si paga sui capannoni. Nel decreto che sospende l'imposta sulla prima casa c'è un accenno al fatto che sarà un punto fermo della riforma complessiva di agosto alleggerire le imprese. «Abbiamo apprezzato l'impegno che il governo ha assunto» e «chiediamo un fisco a supporto di chi crea ricchezza e la distribuisce, trasparente e rispettoso dei diritti dei cittadini e delle imprese. Questo ce lo aspettiamo e il paese lo merita». L'appello sull'Imu che grava sui capannoni è stato recepito dal ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato. Quando sarà discussa la riforma «dirò che non va messa», ha assicurato.
Gli industriali sono in attesa di risposte anche sul mercato del Lavoro. «È troppo vischioso e inefficiente. Occorre garantire più flessibilità in ingresso e nell'età del pensionamento, per favorire il ricambio generazionale». Poi una replica piccata al ministro del Lavoro Enrico Giovannini che ieri alle parti sociali (Confindustria non era rappresentata da Squinzi, così come per Cgil, Cisl e Uil non c'erano i segretari generali) ha annunciato interventi «con il cacciavite» sulla riforma Fornero del Lavoro. «Su questi temi gli aggiustamenti sono inutili, in qualche caso dannosi». Quella del lavoro è una delle riforme non più rinviabili per «modernizzare il paese».
Prima però vengono le misure immediate, come quelle per l'edilizia. Squinzi le ha chieste esplicitamente e oggi al consiglio dei ministri potrebbero arrivare le prime.
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