RomaDi lettere della Bce a Roma, dopo quella del cinque agosto 2011 e la successiva di novembre, non ne sono arrivate. Con l'attuale governo le istituzioni di Bruxelles e la banca di Francoforte comunicano più confidenzialmente al telefono e nessuno, per il momento, ha sentito il bisogno di atti ufficiali, che finirebbero per indebolire Mario Monti, come avvenne con Silvio Berlusconi. Ma qualche riflettore sui risultati portati a casa dall'esecutivo tecnico (e dalla sua maggioranza) si è acceso, in particolare in Germania, tanto che nel governo di Berlino circola la battuta che gli spread è bene restino alti nei paesi periferici (noi e la Spagna), così non abbassano la guardia sulle riforme. A costo di dare argomenti ai falchi, proviamo a fare un bilancio attuazione della lettera firmata da Jean Claude Trichet e Mario Draghi, a distanza di 12 mesi di distanza.
Tutto per il deficit Il premier non ha mai nascosto di considerarla il canovaccio della sua azione di governo. E sicuramente le due righe dove si raccomandava al governo, di Silvio Berlusconi, di assumere «misure immediate e decise» per la sostenibilità dei conti, sono state rispettate. Il decreto Salva italia è manovra che ha messo in sicurezza i conti di quest'anno con una correzione da 20 miliardi. Centrato quindi l'obiettivo di un pareggio di bilancio nel 2013?. Sì, ma sarà «strutturale», cioè depurato dagli effetti della crisi.
Facile tassare, difficile tagliare Il problema è il come raggiungere gli obiettivi sul deficit. La lettera raccomandava di farlo «prevalentemente con tagli alla spesa», mentre sono note le proporzioni del decreto: 2/3 di maggiori entrate contro 1/3 di tagli alla spesa pubblica. Si è confermata, insomma, l'anomalia italiana per cui la spesa è quasi sempre incomprimibile, mentre le tasse restano una prateria sconfinata dalla quale attingere risorse. Resistono i tagli lineari, ampiamente utilizzati dal governo di centrodestra, che la Bce raccomandava di utilizzare come clausola di salvaguardia. Il governo Monti, al contrario, come ultima arma, si riserva di utilizzare l'aumento dell'Iva. Ancora tasse.
Niente per il debito La Bce auspicava più concorrenza per i servizi pubblici, liberalizzazioni delle professioni e privatizzazioni. Il governo Monti, come i precedenti esecutivi politici di tutti i colori, si è scontrato con resistenze tali da archiviare vere aperture dei mercati. Sui servizi locali i giochi sono fermi alle leggi del precedente governo. Le privatizzazioni e la dismissione degli immobili pubblici, sono ancora declinate al futuro. E lo stesso premier ha detto più volte che in questo momento è meglio «pensarci due volte», soprattutto per i grandi gruppi industriali. Segno che questo esecutivo, anche per il poco tempo a disposizione, non ha intenzione di affrontare concretamente la sfida più impegnativa: la riduzione del debito pubblico. L'obiettivo è stato delineato con gli accordi presi già dal precedente governo che si sono concretizzati con il fiscal compact, l'attuale governo non si è speso per individuare il come.
Indietro tutta sul lavoro La lettera della Bce raccomandava di valorizzare la contrattazione di secondo livello, in modo «da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende». La riforma Fornero «fa il contrario», spiega il giuslavorista Michele Tiraboschi, visto che ha smontato le norme introdotte dal ministro Sacconi che andavano in questa direzione (il famoso articolo 8). «Tutto viene centralizzato e stabilito per legge, sottratto alle relazioni industriali», aggiunge lo studioso. Inoltre Monti ha frenato la contrattazione decentrata anche limitando la detassazione del salario variabile (10% di imposte in meno per i premi aziendali) che aveva deciso il precedente governo. Sui licenziamenti la riforma Fornero introduce alcuni cambiamenti che vanno nella direzione indicata dalla Bce, ma sono del tutto insufficienti secondo le imprese.
Cassa con le pensioni L'intervento del governo sulle pensioni c'è. Sull parità uomini-donne sull'età del ritiro i tempi sono stati accelerati. Abbiamo, in prospettiva, il sistema previdenziale più severo d'Europa. I costi, comunque, come nelle precedenti riforme, vengono pagati prevalentemente dalle generazioni di futuri pensionati. Quelli che già hanno pagato il conto del sistema contributivo.
Stipendi degli statali Sulle Province la Bce auspicava l'abolizione o l'accorpamento. E la scelta è caduta sull'opzione soft.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.