Ecco perché Berlusconi tace

Ogni giorno una polemica fratricida insanguina la sinistra. Il Pdl fa bene a non muovere un dito: si scanneranno tra loro

L'ex premier Silvio Berlusconi
L'ex premier Silvio Berlusconi

Passano i giorni,l’autunno si av­vicina col suo carico di proble­mi occupazionali, il Pil è una frana, ma i partiti non danno segni di ravvedimento e continuano, ma­niacalmente, a coltivare i vizi a causa dei quali hanno perso la fiducia dei cittadi­ni. Da otto mesi e più, essi trattano per modificare la legge elettorale e non han­no combinato niente. Non parliamo poi delle alleanze, degli apparentamenti, delle coalizioni indispensabili per tenta­re di formare una qualsivoglia maggio­ranza. Le chiacchiere sono tante ma non si sa ancora come saranno gli schiera­menti che si presenteranno alle elezioni del 2013.
A incrementare incertezza e confusio­ne, piovono sondaggi e opinioni di vari gruppi di potere che confermano Mario Monti guida gradita anche del governo nella prossima legislatura. Un tema, que­sto, che ha dato la stura a un dibattito da cui emergono timori addirittura ango­sciosi. Il Pd in particolare è nel panico: convinto fino a ieri di avere in tasca la vit­toria alle urne, ora è obbligato a fare i con­ti­con la ventilata candidatura del Profes­sore,
che ha l’aria di essere una minac­cia.

Lo si evince dalle dichiarazioni rila­sciate dai leader progressisti, da Cesare Damiano a Beppe Fioroni, da Stefano Fassina allo stesso Pier Luigi Bersani. Co­storo, dopo aver a lungo caldeggiato l’ar­rivo dei tecnici, dopo essere riusciti col supporto di Giorgio Napolitano a man­darli a Palazzo Chigi, adesso sono terro­rizzati all’idea che ci rimangano. E non bastano le smentite del premier a rassi­curarli.
I progressisti sospettano che le mosse di Pier Ferdinando Casini celino un tra­nello: questi, infatti, insiste
nel dire che Monti non solo è l’uo­mo del presente, ma anche del futuro. Una trovata propagandistica o un pia­no concordato con industriali, finan­zieri e banche?Da notare che l’Udcsa­rebbe in procinto di maritarsi col Pd. Ma che unione sarebbe quella tra due soggetti politici con posizioni di parten­za tanto diverse? E come si può pensa­re seriamente che il centrosinistra co­opti Nichi Vendola, capo di Sinistra ecologia libertà, in una siffatta coalizio­ne?

Se a ciò aggiungiamo che il governa­tore della Puglia intende seguire Anto­nio Di Pietro sulla strada del referen­dum contro il ministro Elsa Fornero, ec­co completato il quadro caotico del Pd e dei suoi potenziali alleati. Senza con­tare un altro elemento foriero di turbo­lenze: Matteo Renzi, pronto a parteci­pare alle cosiddette primarie, è già ac­creditato di numerosi consensi, tali da mettere in dubbio il trionfo di Bersani, dato per scontato sino a qualche setti­mana fa.

Manca solo che nel pentolone della ribollita di sinistra finisca Rosy Bindi, anche lei decisa a iscriversi alla marato­na dei candidati premier democratici. Se così fosse, l’esito della competizio­ne potrebbe provocare l’implosione del Pd per eccesso di pretendenti al tro­no, nessuno dei quali però in grado di avere voti a sufficienza per conquistare una leadership credibile.

Stante la descritta baraonda, va da sé che al centrodestra - Silvio Berlusconi o no in campo- nella presente congiun­tura conviene non muovere dito. Anzi, si consiglia immobilità assoluta. I verti­ci del Pdl si persuadano: il loro rilancio può avvenire grazie alla litigiosità degli avversari. Stiano fermi, lascino che i big democratici si scannino fra loro.

Qualche pezzo grosso potrebbe cade­re nella polvere. Ricordano i lettori la «gioiosa macchina da guerra» di Achil­le Occhetto, anno 1994? Massì, confi­diamo nei corsi e ricorsi storici.

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