Un fallimento su tre è colpa dello Stato

Un fallimento su tre è colpa dello Stato

RomaLa direttiva europea sui pagamenti ha segnato un'inversione di tendenza e i primi effetti positivi si fanno già sentire. Ma nei quattro anni precedenti alla disposizione Ue che limita a trenta giorni il limite massimo per saldare le fatture, la conseguenza di questa anomalia tutta italiana è stata una strage di aziende.
Tra il 2008 ed il 2012, ha calcolato la Cgia di Mestre, sono più che raddoppiati i fallimenti delle imprese alle prese con pagamenti mancati o semplicemente arrivati in ritardo, da parte di committenti pubblici e privati. In totale, dall'inizio della crisi alla fine del 2012, per queste ragioni hanno chiuso i battenti oltre 15.000 aziende. Poco meno del 30% del totale dei fallimenti registrati nello stesso periodo, che sono stati circa 52.500. Nel biennio 2011-2012 la percentuale di fallimenti per mancati pagamenti è salita, ma nel 2013 c'è stata una leggera inversione di tendenza.
L'Italia «pur continuando ad essere il peggior pagatore d'Europa», in questi primi mesi del 2013 ha «ridotto di 10 giorni i tempi di pagamento nei confronti dei propri fornitori». Da 170 a 180, secondo la Cgia, grazie alla direttiva Ue sui pagamenti.
Altre cause di fallimento, segnala il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi, «gli effetti nefasti della crisi, come il calo del fatturato dovuto alla contrazione degli ordinativi e il deciso aumento registrato in questi ultimi anni dalle imposte e dai contributi, oltre alla forte contrazione» del credito.
In Italia una fetta importante dei crediti mai incassati è quella che dovrebbero versare lo Stato e gli enti pubblici. Con il placet Ue, l'Italia ha avuto il via libera al pagamento di 40 miliardi, ma il calcolo del debito commerciale, sempre secondo il centro studi degli artigiani di Mestre, è destinato a crescere. «È verosimile ritenere che i debiti della Pubblica amministrazione italiana nei confronti delle imprese ammontino a circa 120 miliardi di euro», ha spiegato Bortolussi. «Bisogna accelerare i tempi di pagamento - ha aggiunto - altrimenti con soli 20 miliardi di euro a disposizione all'anno, questi 120 miliardi di debito saranno onorati non prima del 2018».
La cifra ufficiale emersa dall'indagine campionaria di Bankitalia, è di 91 miliardi di euro. Ma sono dati del 2011 e non tengono conto delle aziende con meno di 20 addetti. Da qui gli ulteriori 30 miliardi calcolati dalla Cgia di Mestre.
Il vicepresidente della Commmissione Ue Antonio Tajani ha auspicato più volte un'altra tranche di restituzioni, oltre a quella da 40 miliardi. Ma anche la restituzione della prima prosegue, a rilento. Lo stesso premier Enrico Letta ha detto che bisogna «rimuovere gli ostacoli» e il Pdl preme affinché si recuperi e si accelerino i tempi liquidando tutti i 40 miliardi in anticipo rispetto alle scadenze del decreto Monti.
Nel dibattito venerdì si è inserito il governatore della Lombardia Roberto Maroni che, con una misura straordinaria chiamata «Credito In Cassa», ha sbloccato il pagamento per un miliardo di euro dei debiti scaduti dei Comuni e delle Province lombarde nei confronti delle imprese. Il piano prevede la cessione del credito a una società di factoring.


Anna Cinzia Bonfrisco, senatrice del Pdl e componente della Commissione Bilancio, ha proposto di fare del metodo seguito in Lombardia un modello per i prossimi passi a livello nazionale. Linda Lanzilotta, vicepresidente del Senato ed esponente di Scelta civica, vorrebbe fare del pagamento dei debiti della Pa, il tema della prossima cabina di regia governo-maggioranza.

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