L'aborto selettivo a danno delle bambine si diffonde anche in Europa tra le comunità di immigrati indiani e cinesi del Regno Unito.
La pratica di interrompere volontariamente la gravidanza quando si aspetta una femmina invece di un maschio è un problema noto da tempo ma che si riteneva circoscritto all'area della Cina e dell'India dove una gravidanza al femminile viene considerata praticamente una disgrazia. La nascita di un maschio è sempre preferibile per motivi culturali ed economici.
Ora per la prima volta un membro del governo inglese ha ammesso che le statistiche rivelano una scomoda verità: tra gli asiatici ed i cinesi sono più numerosi gli aborti in caso di feto femmina. Con tutte le conseguenze che comporta la conoscenza di questo dato. Una riflessione si impone visto che in alcuni casi si parla di seconde o terze generazioni di immigrati che evidentemente resistono a qualsiasi influenza e appaiono addirittura impermeabili a quelli che l'Unione Europea ritiene valori fondamentali ed irrinunciabili tra i quali c'è sicuramente la non discriminazione per motivi di appartenenza ad un sesso.
Earl Howe, sottosegretario alla Sanità, rispondendo ad un'interrogazione di un parlamentare indipendente Lord David Alton, antiabortista dichiarato, ha ammesso che esiste anche in Inghilterra un rischio di Gendercide, ovvero di uno sterminio del genere femminile, l'aborto volontario scelto perchè si aspetta una femmina invece di un maschio. Una realtà che riguarda esclusivamente le comunità indiane e cinesi.
«Mentre nel Regno Unito la proporzione tra nati maschi e femmine è nella norma -ha spiegato il sottosegretario- É emerso che dal 2007 al 2011 la proporzione è cambiata a seconda dell'origine della madre».
Ovviamente le autorità sanitarie hanno invitato a prendere i dati con le pinze ma la polemica è scoppiata, alimentata dal fronte antiabortista ma non solo.
É stato infatti proprio il Consiglio d'Europa a chiedere un'analisi dei dati sul numero di maschi e femmine nati da madri di specifiche nazionalità. Invito rivolto a tutti gli stati membri per monitorare la situazione.
Non è la prima volta che la questione viene sollevata nel Regno Unito perchè i dati sulle nascite dal 1990 al 2005 avevano già rivelato questa tendenza.
Ora il governo britannico è finito sotto accusa ed è stato formalmente richiesto da varie associazioni di verificare se sia o no in corso un gendercidio in alcune comunità.
Il Daily Telegraph nei giorni scorsi ha denunciato tre inchieste in corso che riguardano appunto altrettanti medici sospettati di aver praticato aborti selettivi sulla base del sesso. L'aborto selettivo è «illegale e moralmente sbagliato», si è sentito in dovere di ricordare qualche giorno fa un portavoce del ministero della Salute britannico.
Timori esagerati? Non si direbbe visto che un anno fa proprio il Consiglio d'Europa ha raccomandato a tutti gli stati membri, incluso il Regno Unito, di smettere di rivelare il sesso del feto ai genitori prima di un certo periodo perchè in questo modo si potrebbe incoraggiare l'aborto selettivo.
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