Getta i figlioletti dal balcone e si uccide

Getta i figlioletti dal balcone e si uccide

«Se volevi spaventarmi ci sei riuscito, ma adesso dai, metti giù la bambina». Fanno un rumore assordante, ora, queste parole. Riecheggiano come un urlo straziante, come un appello disperato. Ora. Suonano come il funesto presagio di qualcosa di terribile. Di qualcosa di agghiacciante, purtroppo, che, pochi istanti dopo questa frase, è accaduto veramente.
Il rumore assordante di una tragedia impossibile da accettare, la tragedia pilotata dallo sconquasso di una mente, la mente di un padre distrutto dalla perdita del lavoro, travolto dai problemi economici, smarrito nel deserto dei sentimenti.
Il padre, quel padre che ha gettato i suoi due figli dalla finestra e a sua volta si è gettato, si chiamava Marco Turrini, un agente pubblicitario di 41 anni che, dopo la perdita del posto di lavoro, circa un anno fa, si era chiuso in se stesso, scivolando nella gabbia della depressione.
È accaduto tutto in una manciata di minuti, ieri mattina, poco prima delle nove, in un appartamento al settimo piano di uno stabile di via Cremona, a Brescia.
Turrini, dopo una breve discussione con la moglie, per quei soliti motivi economici che per lui erano diventati oramai un’ossessione, all’improvviso ha preso in braccio la sua bimba, Manuela e l’ha messa davanti alla finestra del soggiorno, rimanendo così, per qualche istante. Senza parlare. Sua moglie, Elena Morè, sconcertata per quell’atteggiamento, ha cercato di rasserenarlo: «Se volevi spaventarmi ci sei riuscito, ma adesso dai, metti giù la bambina». Invece lui, per tutta risposta, in preda al raptus più terribile, ha spalancato quella finestra e ha gettato prima la figlia più piccola di 14 mesi e poi ha afferrato anche il maschietto di quattro anni, Samuele e ha fatto altrettanto con lui, davanti agli occhi impotenti della moglie che ora è ricoverata in stato di grave choc. Il tempo di rendersi conto che non era piombata dentro un incubo terribile ma che quella a cui aveva appena assistito era una scena di morte, Elena Morè è corsa fuori dall’appartamento per chiedere aiuto, ma il marito, sempre più sconvolto l’ha inseguita, e l’ha raggiunta al piano di sotto.
Qui sul pianerottolo ha aperto un’altra finestra, l’ha aggredita e ha cercato di spingere anche lei, di gettarla nel vuoto. Poi, quando ha visto arrivare i primi vicini di casa, ha capito che tutto era perduto, ha lasciato andare la moglie e si è buttato. Marco Turrini è morto sul colpo, mentre per i due bambini c’è stato un inutile trasporto d’urgenza all’ospedale civile di Brescia, dove i bimbi sono morti poco dopo.
La depressione, il raptus, la tragedia di una famiglia spazzata via dal gesto di un uomo che non era più lo stesso. Parenti e vicini di casa hanno raccontato che da circa un anno, Marco Turrini era profondamente cambiato, soffocato dalla depressione, scoppiata dopo la perdita del lavoro. Anche se dai primi accertamenti, non risulta che fosse in cura presso qualche ospedale o centro di assistenza sanitaria. Una situazione personale difficile quella che Turrini viveva, ma come raccontano gli amici di famiglia, di quella che era sempre stata una famiglia felice e unita, non così realmente drammatica dato che in casa entrava lo stipendio della moglie.
Resta il fatto che nella mente di quest’uomo sconvolto vagavano molto probabilmente ancora i fantasmi della tragica fine di suo padre. Che un anno fa si era tolto la vita, impiccandosi. A rivelarlo è il cugino dell'uomo, Maurizio Turrini, accorso sul luogo della tragedia dopo aver appreso la notizia dalla moglie. «Sono sconvolto, è una storia agghiacciante, da non credere, so che Marco non aveva un lavoro regolare, ma so anche per certo che non aveva grandi problemi economici.

Che cosa c’entravano i bambini?», continua a ripetere, il cugino davanti a quello stabile di via Cremona. Ma la risposta non la trova.
La risposta non si trova. Perché è difficile prendere atto che la realtà sia più terribile del più terribile degli incubi.

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