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Il giallo sui conti pubblici

Renzi accusa: "I numeri non erano quelli che raccontava Letta". Ma Saccomanni: "Avevano paura dei conti"

Il giallo sui conti pubblici

"Sui conti pubblici c’è poco da dire...". Il premier Matteo Renzi non ci sta a farsi invischiare in una rissa aritmetica. Eppure dietro al desolante rimpallo sulla salute delle casse pubbliche c'è molto di più che un semplice moto d'orgoglio da parte dell'ex ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. Il nuovo governo accusa chi l'ha preceduto di aver lasciato i conti in disordine e mette così le mani avanti su eventuali ritardi nell'attuare le manovre promesse o, ancor peggio, su future manovre economiche."È stato addirittura Saccomanni ad avvisarci che le cose stavano in un certo modo - ha detto Renzi alla Stampa - dunque non capisco né gli attacchi né le ironie".

Il braccio di ferro in corso potrebbe determinare le prossime manovre del Tesoro. Come riporta il Corriere della Sera, l'ex titolare dell'Economia rispedisce al mittente le accuse e getta un'ombra sulla strategia di Renzi. "A pensare male si potrebbe immaginare che l’accelerazione nel cambio di governo sia stata determinata dalla paura che Letta raggiungesse risultati troppo favorevoli: lo spread in discesa, l’economia in ripresa... - ha commentato Saccomanni - a quel punto, fra un anno, sarebbe stato molto più difficile mandarci via". Le valutazioni sullo Stato dei conti pubblici italiani dopo le osservazioni dell’Ue di ieri e le stesse osservazioni di Bruxelles non sono affatto piaciute a Saccomanni che, in una mail inviata ai giornalisti che lo hanno seguito in questi anni, ha definito questi commenti "incomprensibili e immotivati". A indispettirlo maggiormente è stato proprio Renzi che nei giorni scorsi andva in giro a dire: "Sapevamo che i numeri non erano quelli che raccontava Letta, ma siamo gentiluomini e non abbiamo calcato la mano".

Adesso non resta che vedere come andrà a finire. Perché le male lingue temono che dietro a questo teatrino ci sia una manovra all'orizzonte. Manovra che è stata debitamente smentita ieri da Palazzo Chigi, senza che nessuno gli chiedesse nulla. Certo è che Bruxelles pretende che l'Italia vada avanti con le misure messe in cantiere: revisione della spesa, privatizzazioni, voluntary disclosure, gettito straordinario dalla revisione del capitale di Banca d’Italia. Tre sono già state adottate mentre per la spending review è stata "rimandata" dalla caduta del governo Letta.

"L’Italia sa perfettamente cosa deve fare - ha assicurato il premier - lo farà da sola e lo farà non perchè lo dice l’Europa ma per il futuro dei nostri figli".

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