Giustizia e ius soli: Letta mette a rischio la sua poltrona

Il premier si prende il merito di decisioni non sue. E come regalo di Natale ecco 2 miliardi di tasse in più nel 2014

Giustizia e ius soli: Letta mette a rischio la sua poltrona

Roma - Difende se stesso e il suo esecutivo, getta acqua sul fuoco del malcontento per le varie stangate fiscali; rende omaggio al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma il Letta di governo finisce qui. Per il resto, dietro i toni ultra soft, c'è un Enrico «di lotta». Pronto a dare battaglia al segretario del suo partito e candidato premier in pectore Matteo Renzi, spostando in avanti la riforma elettorale e piazzando a fine anno un referendum costituzionale. Disposto a mette in serie difficoltà persino gli alleati più fedeli, in particolare il Nuovo centrodestra del vice Angelino Alfano. La tradizione conferenza stampa natalizia con il premier organizzata dall'Ordine nazionale dei giornalisti si è svolta in un clima decisamente tranquillo. Le tensioni che covano fuori non sono filtrate più di tanto dentro la sala dei gruppi parlamentari della Camera. Per contro, è emersa chiaramente la volontà dell'attuale inquilino di Palazzo Chigi di restare al suo posto ancora un po'. Ha difeso il presidente della Repubblica, sponsor non solo istituzionale della nascita del governo. «Io credo che il presidente Napolitano abbia salvato l'Italia». E «non ha travalicato i suoi doveri e i suoi compiti». Sono invece gli attacchi alla sua persona che «hanno travalicato il limite», in particolare quelli di Beppe Grillo. Poi il messaggio forte (quello che evidentemente il premier vorrebbe fosse il titolo dei giornali), sulla «svolta generazionale». L'approdo al potere dei quarantenni che ora «non possono fallire». Un ragionamento, assicura, che non è personale. La sinistra non deve ripetere gli errori del passato e perdersi nelle risse interne. Renzi vuole andare a elezioni subito? «Non condivido questo sospetto». Poi, però, Letta delinea un percorso delle riforme che non corrisponde a quello del sindaco di Firenze. La riforma elettorale deve arrivare «prima delle elezioni europee». Renzi invece immagina tempi più stretti. «Entro gennaio dovremmo farcela», come aveva detto pochi giorni fa. Contemporaneamente, arriveranno le altre riforme che, a sorpresa, il premier annuncia di volere sottoporre a referendum. «Per la perdita di credibilità subita dalla politica credo che sarebbe opportuno far pronunciare i cittadini con un referendum sulla riforma istituzionale, magari anche facendo mancare per un voto, i due terzi necessari». Gli italiani sarebbero chiamati alle urne «tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015». Quindi tra un anno Letta conta di essere ancora al governo e tutto fa pensare che il suo obiettivo sia trasformare il referendum confermativo in un voto sulla sua persona. Difficile disarcionare un premier che ha varato riforme approvate dagli italiani. D'altro canto, Letta non si sente un premier di transizione. «Non sono mai stato e non sarò mai un premier tecnico». Le sue scelte sono politiche e lo ha dimostrato con l'uscita di Forza Italia dalla maggioranza, della quale, di fatto, si prende il merito e la paternità. Anche le prossime saranno scelte politiche. Letta le elenca. A gennaio ci sarà il nuovo accordo di programma e dentro ci saranno modifiche alla legge Bossi - Fini sull'immigrazione. Cambiamenti sui Cie. Poi una riforma della giustizia. Ma solo quella civile perché «non serve una mega riforma». Poi un'altra certezza: una legge sul conflitto di interessi. Annunci accolti con favore dall'ala sinistra del Pd, a partire dall presidente Gianni Cuperlo, ma che mettono in seria difficoltà il nuovo centrodestra, di Alfano, che dovrà digerire un programma decisamente più di sinistra rispetto a quello in vigore. Ieri sera non c'era un commento firmato dal Ncd sulle parole di Letta. Poche novità economiche. Il premier dice che le tasse sulla casa non sono aumentate. Nega la seconda rata Imu e fa i conti della Iuc parlando solo di prima casa.

Argomento che considera evidentemente archiviato grazie all'uscita di Fi dal governo. Poi annuncia che dal 2014 il fisco «sarà più amico» grazie alla delega. Che contiene molte misure volute dall'azzurro Daniele Capezzone. Ma questo non lo dice.

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