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Il governo indiano gela Renzi: "Sui marò niente compromessi"

Il ministro della Difesa indiano chiude all'ipotesi di trovare un compromesso sul processo: "Andremo avanti in base alle nostre leggi". Adesso come si muoverà Renzi?

I marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre
I marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

Il governo indiano gela Matteo Renzi. All'indomani del giuramento al Quirinale, il ministro della Difesa indiano A.K. Antony torna a sfidare Palazzo Chgi negando l'ipotesi di qualsiasi cedimento dell'esecutivo di Nuova Delhi sul processo ai marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. "Stiamo andando avanti su questa vicenda in base alle leggi indiane", ha spiegato assicurando che non ci sarà alcuno spazio per "compromessi". Insomma, l'India non pensa affatto di faremo marcia indietro: "Saranno processati con le leggi del nostro Paese".

Mario Monti, Enrico Letta e ora Matteo Renzi. Si sono succeduti nell'indifferenza della giustizia indiana che, indifferente al diritto internazionale, sembra puntare a condannare i nostri militari alla pena di morte. Il nuovo inquilino di Palazzo Chigi non ha comunque perso tempo. Sa che tra i tanti dossier in ballo c’è anche quello urgentissimo dei marò e, appena insediatosi a Palazzo Chigi, ha preso il telefono per telefonare in India a Latorre e Girone. Il suo governo - è il messaggio che affida prima a Twitter, poi a una nota ufficiale - è pronto ad affrontare il caso che "considera una priorità, facendo tutto quanto è in suo potere per arrivare il più rapidamente possibile ad una soluzione positiva". Ovvero far tornare a casa i due fucilieri. Ma la telefonata di Renzi non è stata l’unica verso l’India. Nel loro primo giorno da ministri degli Esteri e della Difesa, anche Federica Mogherini e Roberta Pinotti hanno chiamato i due militari, a testimoniare la massima "determinazione" del nuovo esecutivo a fare tutto il possibile per riconsegnarli quanto prima alle loro famiglie.

La vicenda dei due fucilieri di Marina "scotta" dopo i tanti rinvii e passi falsi che hanno lasciato Girone e Latorre da oltre due anni in mano alla giustizia indiana. Antony, il ministro indiano originario del Kerala, dove è avvenuto l’incidente nel febbraio del 2012, non ha alcuna intenzione di ammorbidire la posizione del governo nonostante il collega alla Giustizia abbia sposato l’opinione del titolare degli Esteri sulla inapplicabilità della legge per la repressione della pirateria (Sua Act). Un nuovo pronunciamento è atteso per domani pomeriggio. Dalla Corte di New Delhi però arrivano, ancora una volta, messaggi contraddittori. Secondo il Times of India, solitamente ben informato sul dossier, l’India avrebbe deciso di non applicare il Sua Act escludendo così definitivamente ogni ipotesi, seppur remota, di pena di morte. Ma continuerebbe a sostenere il ricorso alla Nia, la polizia antiterrorismo, e al suo lavoro per la definizione dei capi di accusa.

Un altro messaggio controverso in vista dell’udienza di domani, che rischia di tradursi nell’ennesimo "nulla di fatto".

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