Il grande flop a 5 Stelle, Friuli al Pd

Il primo voto dopo il Quirinale è una clamorosa bocciatura, M5S sotto il 20%. Vince per un soffio la Serracchiani sul Pdl. Alle urne un friulano su due

Il grande flop a 5 Stelle, Friuli al Pd

Povero Grillo, per ora non gliene va bene una. Neanche il tempo di assorbire la figuraccia della retromarcia su Roma e sul «golpe» retrocesso a «golpetto», che da Nord arriva la mazzata. Doveva essere la prima Regione a Cinque Stelle, il Friuli Venezia Giulia, lo ripeteva da giorni il guru, come un mantra. Un po' ci sperava, tanto che ci aveva messo la faccia, girando per una settimana in camper a predicare il verbo. E invece proprio il Friuli si è rivelato il primo grande flop dei Cinque Stelle: perché, altro che pole position, il candidato governatore Saverio Galluccio, il «cittadino» che il movimento aveva tentato di piazzare sulla poltrona di presidente, è stato fagocitato dalla vecchia politica, che avrà sì mille difetti ma, quanto ad abilità amministrativa, sembra più affidabile. Una sconfitta netta, quella del M5S: vince al fotofinish la Pd Debora Serracchiani, che incredibilmente resiste allo tsunami del suo partito a livello nazionale (arrivato giusto nell'ultimo scorcio di campagna elettorale) anche se fatica, visto che col suo 39,3 supera di neanche un punto lo sfidante di centrodestra; secondo d'un soffio, al 39%, il governatore uscente, il Pdl Renzo Tondo che nonostante l'alleanza con Lega e Udc non ce la fa e paga, sicuramente, le divisioni locali, visto che le liste che lo appoggiano prendono il 45,1%. Terzo, ben distanziato, il grillino, che si ferma al 19,2% (il M5S è ancora più indietro, al 13,8%). Ultimo, l'outsider Franco Bandelli, ex Pdl in corsa con una lista civica, che ha rosicato appena il 2,4%.

Flop netto, inequivocabile, quello di Grillo& C. Un flop un po' inaspettato e ancora più amaro se si pensa che appena due mesi fa, alle Politiche di febbraio, i pentastellati avevano trionfato: 27,2% alla Camera, primo partito del Friuli, con Pd e Pdl fermi a 24,7% e 18,6%; 25,6% al Senato, appena un soffio sotto il Pd (26,5%) ma ben davanti al Pdl fermo al 19,4.

Com'è possibile che, in soli due mesi, il consenso sia evaporato così? Di certo conta il carattere delle Regionali, che sono pur sempre elezioni amministrative. Un conto è votare un simbolo, anche per protesta, e mandare in Parlamento debuttanti della politica. Altro è ritrovarsi con un dilettante allo sbaraglio - Galluccio, direttore commerciale di un'azienda di bioedilizia, non era mai sceso in campo prima di adesso – alla guida della Regione. I friulani, si sa, sono gente pratica. E alla fine, pur protestando con il non voto - l'astensione è stata altissima, ha votato appena il 50,5%, metà degli aventi diritto, oltre venti punti in meno del 2008 quando alle urne era andato il 72,2% - hanno scelto il vecchio, i partiti tradizionali, e una giovane governatrice targata Pd come la Serracchiani. Attenzione, l'astensione è altissima e vale quanto un partito, anzi di fatto finisce con l'essere il primo partito di questa tornata di Regionali. Ma il dato politico è che a convogliare gli indignati, stavolta, non è stato Grillo.

Galluccio, la vittima sacrificale che il guru ha immolato al suo sogno impossibile di conquistare la prima Regione, non se la prende troppo: «Ci aspettavamo di più, correvamo per vincere, ma ho sempre detto che per me abbiamo già vinto perché abbiamo messo in piedi un movimento. Abbiamo portato la gente in piazza». Le piazze, in verità, per lui si sono riempite solo nell'ultima settimana, quando Grillo in persona, sbarcato in Friuli in barca a vela (e contestato dai friulani coi gommoni) ha cominciato i suoi comizi itineranti, girando in camper la regione. «Gli altri hanno lavorato con un grosso apparato – aggiunge – il dato in Friuli Venezia Giulia è inferiore a quello nazionale, ma bisogna tener conto che abbiamo creato un movimento da zero».

Flop grillino a parte, la partita è stata vinta dalla Serracchiani per il rotto della cuffia.

Il distacco iniziale con Tondo di quattro punti si è via via ridotto sino a scendere a meno di mezzo punto a poche decine di sezioni dalla fine dello spoglio. Lei esulta. E lancia una stoccatina anche al suo Pd: «Se non c'era Roma sarebbe stata un'“asfaltata”». Tondo, sportivamente, la chiama al telefono per congratularsi.

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