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Il grillino delira: non stupitevi dei fucili

Becchi, intellettuale di area: "Gli spari a Palazzo Chigi? Utili al governo". Ma il movimento lo scarica: "Non ci rappresenta"

Il grillino delira: non stupitevi dei fucili

RomaLo chiamano paraguru, ma anche maestro. Cattivo. E per non smentire i suoi nomignoli storpiati, uno degli ideologi dei pentastellati c'ha dato dentro nelle ultime ore. Paolo Becchi, professore di filosofia del diritto all'Università di Genova e teorico (ora post) del duo Grillo-Casaleggio, ne ha sparate grossissime. Tanto da essere scaricato dallo stesso M5S: «Becchi? Non è il nostro ideologo». E dallo stesso Grillo: «Becchi non rappresenta il M5S». E lui, a frittata fatta: «Non andrò mai più in tv. Mi hanno criminalizzato tanto che il movimento ha preso le distanze da me. Sono caduto nella trappola, mi spiace». Il casus belli? Il suo pensiero: «Se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci: abbiamo messo un altro banchiere all'economia». Boom. Una sorta di giustificazione della lotta armata, snocciolata in radio, a La Zanzara. Non solo: «Non so quanto la gente possa resistere - dice Becchi -, non so quanto il Movimento possa frenare la violenza della gente».
Già in mattinata, il barbuto professore fa sgranare gli occhi a molti. Intervistato da Intelligo news, quotidiano online, Becchi saccheggia la peggior retorica dietrologica degli anni Settanta. Parla di Luigi Preiti, squilibrato che il giorno del giuramento del governo sparò davanti a palazzo Chigi. Ecco la sua teoria in risposta alla domanda se abbia sparato a caso: «Non si può escludere nulla a priori. Ma noi italiani in fatto di strategia della tensione siamo degli esperti. Non possiamo escluderlo». Becchi vede il complottone per far nascere l'inciucio: «Non c'è stata alcuna opposizione all'interno del Pd nell'approvare la linea dell'emergente governo di Enrico Letta». E ancora: «Questo “attentato” è stato utile ad un certo tipo di azione politica: dare al governo Letta una maggioranza solida».
Insomma, trame oscure dietro la sparatoria per far partire l'esecutivo Letta jr. «Il dato oggettivo resta quello: azioni di questo tipo servono al potere costituito», dice Becchi. Poi evoca quasi un bis: «È necessario vedere se si tratterà di un episodio isolato, riconducibile solo al gesto disperato di un disperato, o se è il primo di una serie di atti volti allo scopo di scardinare qualcosa». Un fiume in piena di illazioni. Parla di «strategia della tensione» e insinua il sospetto: «Non se ne parla quasi più. Ho come la sensazione che volutamente non se ne voglia più parlare. Sembra quasi sia servito a far partire il governo Letta». Governo da condannare perché frutto dell'«inciucio storico. L'esecutivo attuale è il mero tentativo di salvare la partitocrazia giunta al capolinea».
Parole come pietre. Ma ecco l'ultima chicca: «Il M5S non ha nulla a che fare con la violenza. C'è pregiudizio e tirannia della maggioranza. Anche perché la parola “sovversivo” è stata utilizzata solo da Letta nel suo discorso alle Camere. Che sia lui il sovversivo?». Quindi torna a parlare di «golpettino» e quindi «non è follia pensare che uno possa prendere armi».
Piovono proteste inorridite bipartisan. Speranza, del Pd, twitta: «Tra i 5 stelle qualcuno evoca i fucili. Grillo prenda le distanze». Fatto. Gli fa eco Cicchitto del Pdl: «Tesi strampalata e farneticante». Il grillino Di Maio, imbarazzato: «È un'idea sua quella della correlazione tra la sparatoria e la nascita del governo Letta».
Pericoloso occhieggiare così alla violenza, posto che in val di Susa sono già spuntati volantini inneggianti a Luigi Preiti. Il foglio giallo delirava: «Preiti ha semplicemente fatto quello che tutti dicono in un buon bar d'Italia. Ha lucidamente individuato i responsabili della sua miseria e ha preferito rivolgere l'arma contro i suoi oppressori...». Non solo: «I due carabinieri erano lì apposta, armati, a difesa della Casta... Il minimo che si può dire è che se la sono cercata».

Saranno studenti del professor Becchi.

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