I cala-braghe a Cinque Stelle

Beppe Grillo in versione perdonista assolve i suoi adepti peccatori che hanno votato Pietro Grasso alla presidenza del Senato «perché erano in buona fede». Quindi non li radia. In fondo hanno soltanto disubbidito al capopopolo, una marachella. Devono però (...)

(...) promettere di non farlo più altrimenti... Altrimenti? Niente. Quella del guru non è generosità, ma paura che si disgreghi il gruppo, e allora addio sogni di gloria. Le logiche del Palazzo non cambiano perché sono arrivati i castigamatti grillini. Figuriamoci. Probabilmente Grillo teme che qualcuno, soffocato da un eccesso di disciplina, possa saltare il fosso e unirsi alla compagine di Pier Luigi Bersani, bisognosa di forze esterne al Pd per essere numericamente in grado di esprimere una maggioranza e formare un governo.
Per evitare il «rompete le righe», l'ex comico agirà in contropiede: si incaricherà personalmente di condurre le trattative con i progressisti assetati di potere. In cambio di un suo appoggio, totale o parziale, pretenderà la realizzazione di alcuni punti del proprio programma in modo da poter dire all'elettorato: visto? Siamo noi a condizionare il governo Bersani e non viceversa.
Grillo lo ha fatto intendere ieri con una dichiarazione che non lascia dubbi sul proposito di mettere i piedi nel piatto: «Anche noi nella stanza dei bottoni», ha detto con il consueto stile diretto. Cosicché assisteremo, probabilmente, a una inversione di rotta del Movimento 5 Stelle: non più rifiuto netto di collaborare con gli zombie democratici, ma negoziati sottobanco. Poi si vedrà. D'altronde, se il predicatore ligure non adotta questa strategia morbida, rischia di perdere pezzi per strada: 15 o 16 parlamentari grillini sono pronti a tradire gli ordini e a passare agli ex «nemici». Tanto vale precederli e spacciare la mossa per una conquista, anche se in realtà è una resa alle ambizioni personali di un plotoncino che ha già fornito la prova di avere una voglia incontenibile di contare.
La nostra è una lettura arbitraria delle manovre in atto nel M5S. Ma è confortata da troppi elementi coincidenti per essere fantasiosa. Diciamo che è una ipotesi basata sui fatti politici avvenuti a Roma ultimamente. Se accadrà qualcosa di diverso nel corso delle consultazioni, cominciate oggi, significherà che Giorgio Napolitano non gradisce una maggioranza comprendente una forza politica al momento poco affidabile, quale quella guidata dal signor Grillo, che ha inveito contro l'Europa (non a torto, aggiungiamo noi).
Ma alla fine, se l'obiettivo è avere un esecutivo purchessia, anche di costituzione debole e di salute cagionevole, si ricorrerà comunque a un pateracchio che consenta almeno l'elaborazione di una legge elettorale decente e di placare i morsi della crisi. Quindi attendiamoci di tutto, acrobazie circensi senza rete, alleanze spurie e - perché no? - comiche.

segue a pagina 9

di Vittorio Feltri

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