La presa di posizione di Giorgio Napolitano piomba come un maglio al termine di una giornata ad alto tasso di impazzimento politico. E nessuno o quasi, nel Pd, vuole commentare quella dura difesa dell’autonomia della politica dall’interventismo giudiziario (dicono, gli amici di Napolitano, che il presidente in questi giorni sia stato molto colpito anche dalla paradossale vicenda del processo- farsa contro Ottaviano Del Turco, con l’accusa che si sbriciola senza che dal Pd, che abbandonò al suo destino il governatore «deposto»dell’Abruzzo, si sia levata mezza voce). Mentre Beppe Grillo ironizza sul Cav: «Berlusconi teme di fare la fine di Craxi ma sarebbe la sua fortuna. Senza Ghedini,Bondi Alfano e D’Alema troverebbe il paradiso ».
A schierarsi senza se e senza ma con il capo dello Stato c’è però un garantista di provata fede come Ugo Sposetti: «Io sto con Giorgio, in tutto e per tutto», dice senza esitazioni. Ma che il monito presidenziale sarebbe arrivato sul palazzo, e che sarebbe stato mirato a bacchettare non solo le manifestazioni di piazza sotto il palazzo di Giustizia, ma lo strabordare dell’azione giudiziaria che sta contribuendo a terremotare una fase politica già caotica, molti lo avevano percepito.
«Per fortuna il presidente Napolitano lavora molto, e bene», diceva a metà pomeriggio l’ex ministro Pd Peppe Fioroni. Che sottolineava come fosse «un gesto assai significativo» quella convocazione del Csm, dopo l’incontro con la delegazione del Pdl e le bacchettate a proposito della sconveniente adunata milanese, e le minacce di Aventino. «È chiaro che sta rivolgendo un appello alla moderazione a tutte le parti in causa»,spiegava Fioroni.
Perché, è il ragionamento che diversi esponenti del Pd fanno a microfoni spenti, la raffica impressionante di azioni giudiziarie che sta colpendo l’ex premier Berlusconi complica enormemente una partita politica già improba, e di cui nessuno sa prefigurare lo sbocco. «La soluzione più logica dell’ impasse sulle presidenze - ragionava per esempio un parlamentare vicino a Veltroni - sarebbe quella di affidare la guida di Montecitorio, dove abbiamo una salda maggioranza, ad un Pdl civile come Maurizio Lupi, e tenerci la presidenza del Senato ». E questo, inevitabilmente, «prefigurerebbe un accordo anche su un governo “del presidente” che gestisca i prossimi mesi». Invece, «nel Pd c’è chi pensa seriamente di affidare la guida di Montecitorio a un qualche sprovveduto grillino che non sa neppure a che serve la Camera, pur di avere i voti per Bersani».
Dal Nazareno, nessun commento ufficiale alle parole del presidente. C’è da credere che però abbiano colto di sorpresa, per la loro inusitata chiarezza. Pier Luigi Bersani aveva evitato, lunedì, di esprimere giudizi sulla manifestazione Pdl a Palazzo di Giustizia. Un po’ perché impegnato, tra Grillo e Celentano, nella sua strategia di avvicinamento a Palazzo Chigi, un po’ per rispetto del ruolo di Napolitano, che il giorno dopo avrebbe fatto sentire la sua voce. Poi, dopo il primo comunicato del Colle ieri, il segretario Pd si era sbilanciato, definendo «sconvolgente», «senza precedenti», «ferita gravissima del meccanismo costituzionale » l’iniziativa Pdl. Ieri sera, dopo la seconda puntata del ragionamento quirinalizio, il Pd si è blindato in silenzio.
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