RomaIl sasso l'ha lanciato il grillino che fino qualche tempo fa era il numero due al Senato. Luis Alberto Orellana, che all'ultima votazione per la leadership interna a Palazzo Madama non diventò capogruppo per appena due voti: 22 contro i 24 del più ortodosso Nicola Morra. E questa volta il boato è più forte rispetto alle piccole esplosioni avvenute nel recente passato in casa cinque stelle. Allora erano diarie e scontrini, adesso è in gioco il futuro dell'Italia, eventuali alleanze per un nuovo governo, un campo di interessi ben più vasto del circo stellato.
Orellana l'ha detto chiaro: basta politica del riccio, bisogna pensare a un eventuale governo a cinque stelle, e comunque a un dialogo con le altre forze politiche. Il risultato: un post minaccioso di Grillo dell'altro ieri, in cui ricordava che chi punta solo a «guardarsi l'ombelico» è fuori dal Movimento. Ma ieri l'affondo è stato molto più pesante: Grillo non ha scritto in prima persona, ma ha pubblicato sul blog l'intervento di un attivista che spara contro il senatore del dialogo, dal titolo: «I nuovi Scilipoti», e sotto la faccia socratica del grillino di origine venezuelana, ultimo capro espiatorio di un Movimento sempre alla ricerca del «mostro». Da lì è partita una raffica di polemiche vicine all'insulto contro il senatore, spesso paragonato a Domenico Scilipoti.
A parte il colore delle parole, lo sfogo di Orellana (ieri in missione parlamentare in Lituania) ha aperto una profonda crepa all'interno del Movimento. Almeno cinque senatori e altrettanti deputati simpatizzano per la linea del dialogo politico, e qualcuno di loro l'ha fatto capire con i soliti messaggi affidati a Facebook. La sempre più rischiosa crisi di governo potrebbe diventare la crisi del Movimento 5 stelle. Tantopiù che l'ultimo accusato potrebbe lasciare, e in questo addio potrebbe trascinare con sé i più insofferenti. Dalla Lituania il senatore ha fatto sapere che sta «pensando» l'addio. Le parole del post di Grillo sono state davvero «un po' dure»: «Così mi costringono a pensare di lasciare. Mi dispiace molto».
Uno dei difensori di Orellana è il senatore Lorenzo Battista: «Luis Orellana non ha proposto altro che un governo a 5 Stelle, un governo della società civile sarebbe possibile». Per Battista si dovrebbe puntare ad «un governo di scopo che faccia poche cose e che dia la possibilità al Parlamento di cambiare la legge elettorale». Anche il deputato Alessandro Tacconi, già in crisi con il M5s ai tempi degli scontrini, interviene su Twitter: «Basta strumentalizzazioni. Scilipoti si è venduto, Orellana non lo farebbe mai». Ma la questione non è solo difendere o scaricare il collega. Sono le due linee - del dialogo e della chiusura - che ora più che mai stridono nel Movimento.
Il deputato Ivan Catalano, per dire, è ancora più in contrasto con il capo: «Scrivere questo post, Beppe, è una cosa inaccettabile».
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