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I misteri della casa di Grilli: lui attacca ma non chiarisce

Il ministro dell'Economia chiede i danni a Bloomberg "colpevole" dello scoop sull'affare sospetto. Irrisolti i dubbi sul mutuo e sul ruolo del socio-venditore

Il ministro dell'Economia Vittorio Grilli
Il ministro dell'Economia Vittorio Grilli

Roma - Una lettera e tanti dubbi irrisolti. Il ministro uscente dell'Economia Vittorio Grilli torna sull'acquisto sospetto della casa ai Parioli e lo fa scrivendo una lettera all'agenzia Bloomberg, «colpevole» dello scoop. Non si può dire che il ministro di via XX Settembre si sia affrettato a chiarire la sua posizione. Né che abbia dissipato tutti i punti oscuri di una compravendita per lo meno anomala.

Ripercorriamo la vicenda: Grilli nel 2004, quando è Ragioniere generale dello Stato, acquista un appartamento in via San Valentino, ai Parioli. Un immobile prestigioso, nella palazzina Colombo disegnata da Mario Ridolfi, e anche sterminato: 14 vani, sette camere, quattro bagni, cucina, giardino, cantina, due posti auto, 310 mq. Il tutto per un valore ben superiore a due milioni di euro considerando che all'epoca il prezzo del mattone in quella zona di Roma è di 7.340 euro a mq. Grilli però se la cava con la metà: 1.065.000 euro e passa la paura. «Il prezzo indicato nell'atto di acquisto - scrive Grilli - è del tutto compatibile con i parametri desumibili dai dati catastali e anzi risulta più del doppio del valore fiscale desumibile dai suddetti dati come risulta da una comunicazione scritta, precedente la stipula dell'atto di compravendita, del notaio rogante sicché le imposte calcolate sull'importo dichiarato sono state pagate in misura di molto superiore rispetto al parametro fiscale minimo richiesto». Insomma, Grilli ci avrebbe addirittura rimesso. Secondo il contratto di mutuo in possesso di Bloomberg i contraenti attribuiscono però alla casetta il valore di 2,03 milioni. Qualcosa non torna.

La seconda incongruenza riguarda il mutuo acceso dal futuro ministro: la cifra erogata dalla banca è di un milione e mezzo, inferiore al valore ma ben superiore al prezzo pagato. «Il mutuo erogato dalla banca Monte dei Paschi di Siena - scrive Grilli a Bloomberg - è stato concesso sulla base della valutazione dell'immobile data dai periti alla banca e che prendeva in considerazione l'effettivo stato dell'immobile comprensivo delle migliorie» operate da «un congiunto del venditore» con il quale, scrive il ministro, «contestualmente all'acquisto e con operazioni perfettamente tracciabili e con l'utilizzo di mie risorse ho dovuto regolare tutti i profili economici». Ma se Grilli paga le migliorie cash perché chiedere un mutuo così alto?

Proprio il venditore rappresenta la terza anomalia della vicenda. Si tratta di Massimo Tosato, banchiere e gestore di grandi patrimoni. Secondo il senatore Idv Elio Lannutti, che sulla vicenda ha presentato un'interrogazione parlamentare, Tosato e Grilli all'epoca della compravendita sono in rapporti molto stretti. Per dire, come scoperto proprio dal Giornale, sono compartecipanti nella società «Cortina Srl», che gestisce il green del proprio nella capitale delle Dolomiti teatro di uno dei più spettacolari blitz anti-furbetti orchestrati dallo stesso Grilli quando da ministro si metterà in testa di fare il Robespierre della lotta all'evasione. Insomma, i dubbi restano in piedi. Per noi, non per Grilli. Che parla di «notizie superficiali e poco professionali» che hanno creato «un grave pregiudizio alla mia immagine professionale e alla mia dignità, con inevitabili ripercussioni negative economicamente ponderabili, anche con riferimento ai possibili futuri incarichi sia in ambito nazionale che internazionale».

E Grilli chiede i danni a Bloomberg.

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